Urbanistica, i pm di Milano non si danno per vinti: ricorso in Cassazione su Catella

La procura ha ritenuto "manifestamente illogiche" le motivazioni dei giudici del Riesame. Ritengono che non siano state valutate alcune prove e hanno parlato di corruzione sistemica e ambientale

Urbanistica, i pm di Milano non si danno per vinti: ricorso in Cassazione su Catella
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La procura di Milano non si dà per vinta nell'inchiesta sulla corruzione nell'urbanistica milanese. E, come già ampiamente preannunciato, ha presentato ricorso in Cassazione contro la liberazione di Manfredi Catella, numero uno della immobiliare Coima, ritenuto dai pm il "dominus" di una "cupola" che agiva nel disprezzo delle regole e in nome solo di interessi privati. Parole impegnative sia nella forma che nella sostanza, e a cui è, per il momento, corrisposta una replica in forma di sonora bocciatura da parte del tribunale del Riesame. Secondo quest'ultimo, infatti, a cui Catella ha fatto ricorso dopo essere stato messo ai domiciliari, non vi sono prove della sua corruzione. È "vera" e per un lavoro che è stato effettivamente svolto diversi mesi prima, la fattura con cui ha pagato l'architetto Alessandro Scandurra, e non quindi un finto documento volto a mascherare una tangente in cambio di presunti favori in commissione paesaggio. Anche le conversazioni tramite chat whatsapp con la politica (a Palazzo Marino con il sindaco Beppe Sala e con l'assessore Giancarlo Tancredi), e con i dirigenti, tra cui il direttore generale del Comune Christian Malangone, erano solo frutto "al più di contatti impropri, in ragione dell’eccessiva “confidenza” tra gli interlocutori" (le parole sono del Riesame). Ecco perché Catella è stato quindi liberato dopo essere stato messo ai domiciliari dal gip.

I pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, nel loro atto hanno ritenuto "manifestamente illogiche" le motivazioni dei giudici. Sostengono che il tribunale della libertà non ha valutato una serie di prove: hanno parlato di corruzione sistemica e ambientale, oltre a conflitti di interesse, tutti aventi come fulcro proprio la Commissione paesaggio. Quest'ultima è l'organo del comune di Milano chiamato a valutare i progetti urbanistici della città: due dei suoi membri, Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra, entrambi architetti, sono finiti ai domiciliari (poi liberati) per via del loro conflitto di interesse. Quando si riuniva la commissione, infatti i due si sono astenuti nel caso di progetti da loro firmati, mentre sono rimasti collegati (senza astenersi) quando dovevano valutare i progetti di aziende con cui avevano rapporti professionali, cioè consulenze molto ben pagate.

La tesi della procura (di cui non si conoscono, al momento, le evidenze investigative) è che gli imprenditori abbiano contrattualizzato professionisti che facevano parte della commissione, al fine di orientarne i pareri, la cosiddetta "cattura del regolatore". D'altra parte, anche la commissione Paesaggio avrebbe violato la legge, ma da almeno un decennio, quindi ben prima dell'approdo di Sala sulla poltrona da sindaco: per il consulente dei pm, il giurista e urbanista Alberto Roccella, dal 2014 (giunta Pisapia) la commissione avrebbe avuto ruolo e competenze non sue. Uno strapotere, soggetto per forza di cose a pressioni e conflitti di interesse, che gli sarebbe stato attribuito "per volontà politica" proprio per generare distorsioni nei rapporti con i costruttori.

Tutti gli indagati si sono difesi parlando di normative poco chiare da parte del Comune. Anche il Riesame, nel caso di Catella, ha sostenuto che "non avrebbe potuto/dovuto avere contezza” della “articolata normativa” che “regola e disciplina i casi di conflitto di interessi in capo ai Pubblici ufficiali”. Secondo il riesame, le “disposizioni della normativa devono essere poi declinate nell’ambito operativo in cui i principi così governati devono trovare applicazione.

Si tratta, infatti, di disposizioni di principio e, come tali, necessariamente generiche che devono essere accompagnate da norme di dettaglio, rappresentate, nell’odierna vicenda, dal Regolamento Edilizio Comunale che prevedeva i casi nei quali i componenti della Commissione per il Paesaggio avrebbero dovuto astenersi e che è stato poi anche modificato nel giugno del 2023, cosi come la relativa modulistiche che i componenti la Commissione per il Paesaggio dovevano compilare al momento della loro nomina per fare emergere eventuali situazioni di conflitto di interessi”.

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