Cronaca giudiziaria

I detenuti e le confidenze in carcere: nuove indagini sulla morte di Saman Abbas

Prima udienza italiana per l'uomo accusato dell'omicidio della figlia Saman Abbas. Intanto si indaga su nuove confessioni relative a Danish Hasnain

Un primo piano di Shabbar Abbas, padre di Saman
Un primo piano di Shabbar Abbas, padre di Saman
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Prima udienza in Italia per il padre di Saman Abbas, la 18enne originaria del Pakistan che voleva essere italiana, uccisa a Novellara di cui si erano perse le tracce la notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Il padre, Shabbar Abbas, è giunto nei giorni scorsi in Italia dopo essere sottoposto a estradizione a seguito di accordi bilaterali tra il governo italiano e quello pakistano.

Con le accuse di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere sono stati rinviati a giudizio 5 famigliari: oltre al padre Shabbar Abbas sono infatti imputati anche la madre Nazia Shaheen, unica ancora latitante, lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Noumanoulaq Noumanoulaq. Proprio su Danish spuntano delle nuove confessioni rese da detenuti che si trovano in carcere con lui.

Nuove indagini

Proseguono a sorpresa le indagini su Saman Abbas alla luce di alcune testimonianze di uomini detenuti nel carcere di Reggio Emilia, dove si trova Danish Hasnain, anche lui oggi in aula, insieme ai cugini e al fratello.

Il procuratore capo Calogero Gaetano Paci ha depositato un’integrazione alle indagini, a seguito di “una segnalazione arrivata dal carcere di Reggio Emilia il 31 agosto scorso circa la volontà di un detenuto di rendere dichiarazioni su alcune confidenze apprese da Danish che riguardano ciò che Danish avrebbe commesso e visto e sulla sua partecipazione in relazione alla soppressione di Saman”.

I detenuti sono stati ascoltati a sommarie informazioni il 5 e 6 settembre scorsi, ma dovranno essere effettuati gli accertamenti necessari. Al momento non si conosce il contenuto di queste testimonianze.

Shabbar Abbas in tribunale

Dopo gli spostamenti burocratici e di routine, Shabbar Abbas è stato condotto nel carcere di Modena, per non avere contatti con il fratello e i cugini rinviati a giudizio, che sono invece nel carcere di Reggio Emilia. L’udienza di oggi è nella corte d’assise del tribunale di Reggio Emilia, dove a fine ottobre è peraltro prevista la sentenza del processo iniziato a febbraio 2023.

Shabbar Abbas è presente e ha chiesto di non essere ripreso dai media. Con lui c’è il suo avvocato italiano Simone Servillo, che ha spiegato alla stampa: “Shabbar non sa da chi è stata uccisa la figlia e vuole saperlo. Sebbene sia stato dipinto come il mandante di questo vergognoso omicidio, è un uomo al quale hanno ammazzato la figlia e vuole giustizia”.

L’ipotesi degli inquirenti è che Shabbar abbia organizzato l’omicidio d’onore della figlia Saman Abbas poiché si era opposta al matrimonio forzato con un cugino più vecchio. La 18enne aveva denunciato ai genitori, ed era stata presa in carico dai servizi sociali italiani, che l’avevano collocata in una struttura protetta. Durante il periodo di allontanamento dalla famiglia Saman Abbas aveva conosciuto, si era innamorata e aveva deciso di sposare Saqib Ayub, conterraneo all’epoca residente nel Frusinate. Il giovane ha consegnato agli inquirenti le chat in cui riceve minacce e insulti, e ha raccontato che perfino la sua famiglia in Pakistan avrebbe ricevuto minacce di morte. Ma Shabbar Abbas continua a puntare il dito contro di lui. Nonostante sia stato affermato in più occasioni che gli Abbas si opponevano al matrimonio con Ayub perché di casta inferiore.

Shabbar - ha proseguito Servillo - a noi avvocati ha detto che quando ha avuto contatti con la famiglia di Saqib è stato per chiedere se il ragazzo, considerate le foto che erano uscite con la figlia, avesse intenzioni serie. La famiglia gli ha risposto che mai avrebbe sposato Saman perché promesso a un'altra donna. Lui (Shabbar Abbas, ndr), detenuto per l'omicidio della figlia, è molto concentrato, emotivamente molto provato dalla carcerazione ma soprattutto dal fatto che gli hanno ammazzato la figlia”.

Cosa c’è a carico di Shabbar Abbas

Shabbar Abbas non è accusato direttamente da nessuno dei membri della sua famiglia, sebbene sia stato ipotizzato che Danish Hasnain avrebbe avuto paura di lui: per questo lo zio avrebbe parlato solo nel momento in cui il fratello fu arrestato in Pakistan a novembre 2022. Dopo pochi giorni condusse la polizia penitenziaria sul luogo dell’occultamento, un casolare abbandonato a poca distanza dall’abitazione degli Abbas a Novellara, fornendo una propria versione dell’accaduto. Hasnain ha incolpato Nazia Shaheen direttamente dell’omicidio e ha affermato che, mentre il delitto accadeva, lui era a casa a dormire.

Shabbar Abbas non è accusato neppure dal figlio, che dopo la cattura di Ikram Ijaz con cui si trovava, è stato posto sotto la custodia dei servizi sociali italiani e collocato in una località protetta. Il ragazzino ha invece sostenuto che l’autore dell’omicidio sia stato invece Danish Hasnain.

Tuttavia gli inquirenti hanno indagato su quella che per il momento sembra una presunta congiura famigliare. Un presunto delitto d’onore che ha ricordato all'opinione pubblica storie come quelle di Hina Saleem e Sana Cheema.

Ci sono molte filmati di telecamere di sorveglianza che dovranno essere vagliate dal giudice: in una lo zio e i cugini sembrano andare verso le serre (oltre le quali c’è il casolare dell’occultamento) con una vanga e un sacchetto azzurro. Nella nuda sepoltura nascosta di Saman Abbas c’era proprio un sacchetto di plastica azzurro. In un altro filmato, Saman Abbas viene accompagnata dai genitori verso le serre, e poco dopo il padre viene ripreso mentre rientra in casa, apparentemente con in mano lo zainetto della figlia. Ci si è chiesti se quello zainetto contenesse i documenti che la giovane era andata a reclamare e che successivamente sono stati ritrovati nell’abitazione di Novellara.

A questo proposito, un altro dei legali di Shabbar, Enrico Della Capanna, auspica una nuova perizia: “Quello che ha in mano Shabbar Abbas quella notte è lo zaino di sua figlia o è altro? Io ho guardato in mille modi questi filmati ma, francamente, non riesco a raggiungere una certezza o un convincimento certo, quindi forse si imporrà anche una perizia su questo punto perché se lui non avesse in mano, come credo, lo zaino della figlia, anche questo segmento che l'accusa ha utilizzato come pietra che schiaccerebbe l'imputato alle sue responsabilità credo che ci imporrebbe una lettura diversa”.

Ci sono poi le intercettazioni.

In una particolarmente impressionante - e in cui tutte le traduzioni, quelle delle forze dell’ordine e della trasmissione “Chi l’ha visto?”, collimano - Shabbar Abbas avrebbe affermato: “L’ho uccisa io, l’ho fatto per il mio onore”.

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