Cronaca internazionale

Spagna, le elezioni amministrative bocciano Pedro Sanchez

Ottomila consigli comunali e i parlamenti di 12 delle 17 comunità autonome da rinnovare. Volano i Popolari e l'Alleanza di Pedro Sanchez trema.

Pedro Sánchez
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Le amministrative in Spagna bocciano Pedro Sanchez

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Ottomila consigli comunali e i parlamenti di 12 delle 17 comunità autonome da rinnovare oggi per la Spagna. Un test per le elezioni legislative nazionali previste per fine anno, e nelle quali si giocherà l’eventuale cambio al vertice di Madrid.

Il test per Pedro Sanchez

Il voto cade infatti a circa sei mesi dalle elezioni politiche e a un mese dall'assunzione da parte della Spagna della presidenza di turno dell'Ue, dal prossimo 1° luglio. Mandati in scadenza anche per le assemblee delle città autonome di Ceuta e Melilla. Dall’inizio della campagna elettorale osservate speciali la Comunità Valenciana, Aragona, Castilla La Mancha, La Rioja, Melilla, Cantabria e Isole Canarie, ma anche Barcellona, Siviglia e Valencia.

Una domenica al cardiopalma per il premier socialista Pedro Sanchez e i suoi tentativi di domare una nazione alle prese con un quadro politico complesso e instabile e alla ricerca di una chance internazionale per Madrid: le due elezioni generali del 2019, il peso politico degli indipendentisti e le sfide dei partiti massimalisti complicano da tempo la postura europea del Paese, oltre che comprometterne la governabilità. Una tornata che era apparsa subito come una sfida tra i Popolari, in un momento di grazia, e i nazionalisti di Vox; ma soprattutto un test di tenuta per i partiti dell’esecutivo. Nonostante le piogge abbattutesi su diverse aree del Paese, l'affluenza è stata alta. Alle 18, il 51,48% degli elettori aveva partecipato alle elezioni municipali, rispetto al 49,93% alla stessa ora delle precedenti elezioni del 2019, secondo gli ultimi dati ufficiali. Anche a livello regionale l'affluenza è aumentata nella maggior parte delle comunità, rispetto all’ultima tornata.

Il Partito Popolare vola

Il Pp consolida il suo vantaggio sul Psoe sia in numero di rappresentanti che in voti totali. In termini di percentuale di voti i Popolari ottengono il 31,5% dei consensi, quasi tre punti sopra i socialisti, al 28,11%. Al terzo posto c'è Vox, che ottiene un sostegno del 7,9% in tutta la Spagna. Fin dai primi risultati è sembrata avverarsi la profezia che i sondaggi invocavano da mesi, ovvero la scalata dei Popolari cominciata ad aprile: lo scorso mese, infatti, l'elezione dell'ex presidente della Galizia Alberto Nuñez Fijóo come segretario generale del Partito aveva fatto parlare di "effetto Fijóo". Pronosticato anche il sorpasso rispetto a Vox in tema di fedeltà elettorale, sottraendo intenzioni di voto ai centro-liberali di Ciudadanos.

Fin dai sondaggi, passando per i primi risultati, il Partito Popolare è apparso in volata, mostrandosi come forza trainante in quel di Madrid strappando sia la Comunità omonima (con il 47,34% contro il 18,35 dei socialisti e il 18,39 del gruppo Mm-Vq) che il Consiglio Comunale, ove però resterebbe la necessità di stringersi a Vox. I Popolari si attestano come prima forza anche nella comunità valenciana: confermato il ribaltamento a Valencia, ove Maria José Catalá spodesta Joan Ribó dalla poltrona di sindaco. Un segno importante, che fa ben sperare il partito in vista delle elezioni generali: a livello di Comunità autonoma qui i Popolari hanno registrato un 35,37% contro il 28, 35 del gruppo socialista. Più incerti, fino all'ultimo, gli equilibri in Aragona, ove il PP registra comunque un successo con il 35, 55% contro il 29,51% del Psoe, rischiando di dover garantire la governabilità mediante il supporto dell’estrema destra. I Popolari vincono nel numero di consiglieri ma non nei voti: nel frattempo, nelle comunità, vincono anche in Cantabria (35, 80% contro il 20,59 del Psoe e il 20, 86 del Prc), La Rioja (45,44% contro il 31,92 dei socialisti), Murcia (42,84% contro il 25,60 del Psoe) e alle isole Baleari (35,83% contro il 26,50 del Psoe).

Il Psoe in difficoltà

Il premier Sanchez ha votato quasi subito dopo l'apertura delle urne, a Madrid, e nel farlo ha incoraggiato le persone a votare contro l'intolleranza, dopo gli insulti ricevuti al seggio elettorale. Il leader del Psoe ha sottolineato l'importanza delle elezioni amministrative di questa domenica: "Quante più persone andranno a votare oggi, meglio sarà per le nostre istituzioni e più forte sarà la nostra democrazia. E sono fiducioso, perché conosco anche il popolo spagnolo, che sarà così". Il suo Psoe riesce a strappare Asturie (36,50% contro il 32,65 del Psoe), Castilla-La Mancha (45,06% contro il 33,65 del Psoe), l’Estremadura (forbice ridottissima, con un 39,89% contro il 38,85 dei socialisti) e le isole Canarie (Psoe al 27,17, Popolari al 19,40, entrambi incalzati dal Cca al 21,84%). Notte buia per il socialismo andaluso: José Luis Sanz sarà il nuovo sindaco di Siviglia, espugnando un feudo fortissimo del Psoe.

Alle precedenti elezioni del 2019, il Psoe si era attestato come il partito più votato, raggiungendo il 29,26% e più di ventiduemila consiglieri in tutta la Spagna. I Popolari si erano accontentati di un secondo posto con il 22,23% e poco più di ventimila consiglieri. Ciudadanos, invece, era stata la terza forza più suffragata nei comuni con l’8,25% delle preferenze. Vox si era fermata al 2,9% insidiata da Esquerra Republicana de Catalunya e il suo 3,61%.

Il partito di governo sconta una stanchezza fisiologica acutizzata da un triennio non proprio felice per la storia europea e mondiale, aggravato dalla crisi economica. E la campagna elettorale sembra aver assorbito la galassia di tensioni che ruotano attorno ai partiti sfidanti: scontri al fulmicotone e scivoloni sui social network, le ripetute accuse di frodi e voto di scambio, il bando sui sondaggi, l'incertezza di un eventuale testa a testa pronosticato da tempo a cui si è aggiunto lo spettro dell'Eta (si veda il caso di candidati ex Eta nelle liste della formazione basca Bildu), in un Paese ove l'indipendentismo vive alterne vicende tra riconoscimento ed eversione.

Ritorno al Bipolarismo?

La lunga notte delle amministrative in Spagna si chiude con Fijóo che annuncia, dunque, il “primo passo verso un nuovo ciclo politico”, affacciandosi dal balcone al numero 13 di Calle de Genova a Madrid per festeggiare la vittoria del partito. Assieme a lui Isabel Dìaz Ayuso e Josè Luis Martìnez-Almeida che ha pubblicamente ringraziato per aver confermato la maggioranza nella doppia elezione madrilena. "So che il mio momento arriverà se il popolo spagnolo lo vorrà. Questo è il momento dei candidati che hanno vinto, non è il mio momento, ma è il momento del partito che presiedo", ha tuonato, in piedi, un passo dietro i suoi candidati, davanti alla folla che chiede le dimissioni di Sanchez. Per quest'ultimo, da domani, verranno tempi duri.

Un primo sintomo del ritorno al bipolarismo, forse, dopo un decennio fagocitato dal dualismo tra Popolari e Socialisti, turbato dall'arrivo di ben tre formazioni di stampo populista, corollari della profonda crisi dell'Eurozona che ha avuto in Spagna un impatto durissimo: governare con Vox, Podemos e Ciudadanos si è rivelato da subito un problema complesso, ma farlo senza il loro appoggio esterno sarebbe divenuto impossibile dopo il 2018, a seguito delle dimissioni di Mariano Rajoy, travolto dagli scandali.

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