"Una scelta dolorosa ma inevitabile": le Nazioni Unite costrette a ridurre del 25% i Caschi Blu

Guterres ha riconosciuto che l’ONU si trova di fronte a “una tempesta perfetta di pressioni finanziarie e di sfide geopolitiche”

"Una scelta dolorosa ma inevitabile": le Nazioni Unite costrette a ridurre del 25% i Caschi Blu
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Le Nazioni Unite hanno annunciato una drastica riduzione del numero dei Caschi Blu: entro la fine dell’anno il contingente mondiale delle missioni di pace verrà ridotto di circa un quarto. Si tratta di una misura eccezionale, imposta da una crisi finanziaria senza precedenti che sta mettendo a rischio la capacità dell’ONU di mantenere la stabilità in alcune delle aree più fragili del pianeta.

Le Nazioni Unite svolgono operazioni di mantenimento della pace in Medio Oriente, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Libano, Kosovo, Cipro, Repubblica Centrafricana, Sahara Occidentale, nella zona demilitarizzata delle alture del Golan tra Israele e Siria , ad Abyei (un'area amministrativa gestita congiuntamente da Sud Sudan e Sudan) e lungo la linea del cessate il fuoco che divide il Kashmir tra India e Pakistan. Secondo fonti interne al Palazzo di Vetro, il taglio riguarderà oltre tredicimila militari e agenti di polizia dislocati nelle undici missioni attualmente operative, dalla Repubblica Democratica del Congo al Libano, dal Mali al Sud Sudan. Verranno inoltre ridotte le strutture civili di supporto, con conseguenze dirette sulla logistica, la sicurezza e le operazioni umanitarie.

La causa principale della crisi è legata al mancato versamento dei contributi da parte di alcuni Paesi membri, in particolare degli Stati Uniti, che da soli coprono oltre un quarto del bilancio complessivo destinato alle operazioni di peacekeeping. Washington non avrebbe ancora saldato arretrati per circa 2,8 miliardi di dollari, nonostante la promessa di un parziale pagamento nei prossimi mesi. I tagli alle missioni di pace erano già stati preannunciati dal governo statunitense tra il 2024 e il 2025, con una riduzione progressiva dei fondi e la prospettiva, per il 2026, di un azzeramento dei contributi.

Il Segretario Generale António Guterres ha definito la decisione “una scelta dolorosa ma inevitabile”, riconoscendo che l’ONU si trova di fronte a “una tempesta perfetta di pressioni finanziarie e di sfide geopolitiche”. La riduzione dei Caschi Blu avrà ripercussioni soprattutto nelle aree in cui le forze di pace rappresentano un fattore di stabilità politica e di protezione dei civili. In Libano, ad esempio, la missione UNIFIL è già stata avviata verso una chiusura graduale che si completerà entro la fine del 2026.

Diplomatici e analisti avvertono che la contrazione del personale rischia di indebolire la capacità dell’ONU di prevenire i conflitti e di proteggere le popolazioni nelle zone di crisi. In molti temono che la riduzione dei contingenti possa favorire la ripresa di scontri armati e la diffusione di gruppi estremisti in regioni già instabili. La crisi finanziaria dell’ONU non è nuova, ma il taglio dei Caschi Blu rappresenta un punto di svolta. Le missioni di pace, nate come simbolo dell’impegno collettivo della comunità internazionale, si trovano oggi a dover operare con risorse sempre più limitate. L’organizzazione è ora chiamata a ripensare il proprio modello di intervento, cercando nuove forme di cooperazione e di finanziamento.

Guterres ha ribadito che l’obiettivo resta quello di preservare il ruolo dell’ONU come garante della pace e della sicurezza

globale, ma ha avvertito che senza un rinnovato impegno politico e finanziario da parte degli Stati membri “non sarà possibile mantenere le promesse fatte ai popoli che contano sulla protezione delle Nazioni Unite”.

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