«Sentivamo dei lamenti e ci siamo messi al lavoro. Dopo nove ore di intervento abbiamo estratto un ragazzo di 23 anni dal crollo di una palazzina di quattro piani. Era incastrato sotto un solaio. Ci ha ringraziato con gli occhi». Luca, vigile del fuoco del team Usar (Urban Search And Rescue), sta facendo, assieme agli altri compagni, la prima pausa dall`arrivo nella zona terremotata di Antiochia. I nostri vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per quasi due giorni per salvare delle vite. Come quella di un altro giovane di 26 anni che chiedeva aiuto nonostante fosse sommerso sotto le macerie di un palazzo di sette piani. Ma accanto alla soddisfazione di averlo estratto vivo c`è stata l`amarezza di aver portato via anche il corpo senza vita di una bambina. «La situazione è drammatica - racconta Luca - qui si perde la cognizione del tempo. Ogni intervento è lungo e delicato».
Le speranze di trovare ancora dispersi si fa via via più flebile. «Con cemento armato - aggiunge Juri Pittaluga, della Protezione civile, al seguito dei vigili soccorritori, c`è più probabilità che si creino spazi vitali di sopravvivenza». E quindi si continua la battaglia contro il tempo. Ma sotto accusa c`è l`incapacità umana di andare al passo con i tempi. A vedere le immagini delle case sgretolate ci si domanda se si poteva in qualche modo arginare la catastrofe. Molti palazzi crollati sono fragili, costruiti anche 60-70 anni fa inadatti all`alto rischio sismico dell`intera regione. «È stato un terremoto inimmaginabile in Italia - aggiunge Pittaluga che commenta dai luoghi devastati -. Ma alcuni edifici hanno retto. Evidentemente non sempre si costruisce bene. E qui servirebbe addirittura la perfezione per evitare questi disastri».
Anche il presidente dell`Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni commenta amareggiato: «In quest`ultimo terremoto fra Turchia e Siria siamo tornati a vedere palazzine che si sbriciolano come castelli di sabbia, immagini che si ripetono come una lezione nota a tutti ma dimenticata troppo facilmente. Il programma di edilizia antisismica avviato nel Paese è ancora lontano dall`essere realizzato. Invece la nuova regola dovrebbe essere quella di costruire secondo nuovi criteri, in modo da salvare le case insieme alle vite umane: bisogna imparare a convivere con i terremoti senza dover subire danni devastanti. L`obiettivo - osserva - dovrebbe essere costruire edifici capaci di resistere allo scuotimento».
La Turchia solo recentemente ha pianificato interventi antisismici ma che richiedono tempi biblici. E sono intervenuti solo nelle grandi città. «A differenza di altre nazioni - spiega Doglioni - si è scelto di non calcolare la probabilità degli eventi, ma di determinare la magnitudo massima e lo scuotimento massimo, sia orizzontale che verticale, per costruire edifici che resistano». È un programma ambizioso e che richiede tempi molto lunghi: «Ha bisogno di decenni per potersi realizzare. È come se in Italia si decidesse di ricostruire tutti i condomini: non basterebbe un secolo». Ma anche nel nostro paese, dove ogni 100 anni avvengono 20 terremoti distruttivi, c`è molta strada da fare. «Attualmente, prosegue il presidente dell`Ingv - le norme di costruzione prevedono, come primo obiettivo per l`edilizia residenziale, la salvaguardia della vita. Sarebbe opportuno, però, pensare a salvare anche le abitazioni e con esse la libertà personale che inevitabilmente viene meno quando si è sfollati. Bisognerebbe scegliere di salvare anche le radici culturali e il tessuto socio-economico».
In pratica spiega l`esperto «si
dovrebbero cambiare le norme sulle tecniche di costruzione, che è un discorso di carattere politico ed economico. Eppure, con un aumento di costo molto contenuto, si potrebbero avere case in grado di resistere a eventi forti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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