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"Botte non abituali". Aiutino del giudice ma il sindaco dem decide di lasciare

Niente carcere per Missiroli: "Episodio". L'addio: "Travolto dall'onda mediatica"

"Botte non abituali". Aiutino del giudice ma il sindaco dem decide di lasciare
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La giustizia, si sa, non è uguale per tutti. E nemmeno la violenza, evidentemente. Viene da pensare questo leggendo le motivazioni per le quali il gip del tribunale di Ravenna, Janos Barlotti, ha rigettato la richiesta della Procura di rinchiudere in carcere Mattia Missiroli, sindaco Pd di Cervia, accusato di violenza domestica dalla moglie. Anzi, ex sindaco, dal momento che ieri l'uomo si è dimesso, pur continuando a proclamarsi innocente. Anzi, è lui che accusa: "Colpisce, in particolare, la rapidità con cui si è arrivati a giudizi pubblici e definitivi, in tempi che non coincidono con quelli della giustizia e dell'accertamento dei fatti. Desidero ribadirlo: Desidero ribadirlo con assoluta chiarezza: condanno ogni forma di violenza, in particolare quella contro le donne, così come condanno ogni forma di violenza in generale".

Non più sindaco ma libero, Missiroli, anche se la decisione del gip potrebbe essere oggetto di un ricorso della Procura in appello a Bologna. Colpiscono i bizantisimi del giudice per le indagini preliminari per spiegare una simile omissione. Da un lato mostra di credere pienamente ai racconti della donna, che il 5 dicembre scorso si è presentata al pronto soccorso di Ravenna per lesioni a un braccio guaribili in sette giorni provocate da una spinta da parte del marito. Il gip parla di racconti "complessivamente attendibili" nonché "riscontrati dalla documentazione medica e fotografica".

Ma dall'altro Barlotti assume una postura insolitamente conciliante nei confronti di Missiroli, 44 anni, eletto nel 2024 con il 56,1 per cento dei voti, di professione architetto, un breve momento di gloria televisiva quando nel 2004 partecipò come difensore al primo reality sul calcio "Campioni, il sogno". Trovando, il giudice, nel momento attraversato dalla coppia, una separazione difficile che può incoraggiare momenti di rabbia, una giustificazione sufficiente per ritenere "sotto alla soglia" dei maltrattamenti in famiglia la spinta che l'uomo ha rifilato alla consorte. Una soglia tecnica che anche con uno sguardo garantista si fa fatica ad accettare. In pratica il gip ha premesso di non volere "sminuire quanto riferito" dalla donna (non sia mai) ma in pratica fa esattamente questo, rifiutando il quadro di "vessazioni intollerabili e abituali" evocato dalla donna anche "a livello di gravità indiziaria".

Missiroli rispetto a tanti altri uomini accusati di reati simili riceve la gentile cortesia di veder riconosciuta la presunta episodicità del suo comportamento. Che sarebbe anche confermata, a parere del gip, dalla circostanza che lui stesso si sarebbe volontariamente allontanato dal domicilio dopo la visita della moglie al pronto soccorso (salvo poi rientrarvi dopo qualche giorno), ciò che escludeva in quel momento "l'attualità delle esigenze cautelari".

Insomma, il braccio violento della legge quando si tratta di un rispettabile sindaco in quota democratica sembra diventare un braccino come i tennisti italiani dell'epoca pre-Sinner.

Che poi la Procura di Ravenna, nella figura del pm Angela Scorza, sostiene che quello fosse un comportamento abituale per Missiroli e che potrebbe tornare a usare violenza contro la donna. Ma le spinte di un (ex) sindaco dem evidentemente non fanno poi così male.

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