
Dopo quasi quattro decenni trascorsi dietro le sbarre per un crimine che non ha commesso, Peter Sullivan, oggi sessantottenne, è stato definitivamente assolto dalla Corte d’Appello britannica. Il verdetto, atteso da tempo e reso possibile grazie all’esito di recenti analisi genetiche, pone fine a quella che è già considerata la più estesa detenzione ingiustificata di un innocente nella storia legale contemporanea del Regno Unito.

Nel 1986, all’età di 30 anni, Sullivan venne condannato per lo stupro e l’omicidio della ventunenne Diane Sindall, barista di Birkenhead, nei pressi di Liverpool. La giovane fu brutalmente aggredita mentre rincasava dal lavoro. All’epoca, la condanna fu fondata su prove forensi oggi considerate inadeguate alla luce delle più recenti tecnologie di identificazione del DNA. Il caso è tornato sotto i riflettori grazie all'intervento della Criminal Cases Review Commission (CCRC), l’organismo indipendente deputato al riesame dei potenziali errori giudiziari. L’ente ha accettato il ricorso presentato dalla difesa di Sullivan dopo che un nuovo esame su campioni di liquido seminale prelevati all’epoca dei fatti ha rivelato un profilo genetico sconosciuto, estraneo sia alla vittima sia a Sullivan stesso. Il campione è risultato compatibile con un unico aggressore, escludendo qualsiasi possibilità di attività sessuale consensuale precedente al crimine.
Durante l’udienza alla Royal Courts of Justice di Londra, Lord Justice Holroyde ha dichiarato che la nuova prova genetica “rende impossibile considerare sicura la condanna dell’imputato” e ha sottolineato che non esiste alcun indizio della presenza di altri uomini sulla scena del delitto. I giudici hanno così disposto l’annullamento della sentenza, specificando che l’ammissione del nuovo DNA era “non solo necessaria, ma opportuna nell’interesse della giustizia”. Sullivan, comparso in videocollegamento dal carcere di massima sicurezza di Wakefield, ha reagito con visibile commozione al pronunciamento, portando la mano alla bocca tra le lacrime. In una dichiarazione letta dal suo legale, ha affermato: "Non sono arrabbiato, né amareggiato. Ciò che mi è accaduto è profondamente sbagliato, ma non intendo che ciò oscuri l’atroce perdita di una vita umana. La verità vi renderà liberi".
La Procura della Corona ha confermato che non vi sarà alcuna richiesta di un nuovo processo. Nel frattempo, la polizia del Merseyside ha riaperto le indagini sull’omicidio della giovane Sindall. Secondo la detective capo Karen Jaundrill, oltre 260 individui sono già stati sottoposti a screening e scartati. Le autorità si stanno ora avvalendo delle competenze specialistiche dell’Agenzia Nazionale per la Criminalità (NCA) nel tentativo di identificare il soggetto corrispondente al profilo genetico isolato.
Nonostante l’amara constatazione del tempo irrimediabilmente perduto, il caso Sullivan solleva interrogativi pressanti sull’affidabilità del sistema giudiziario e sulla necessità di meccanismi più efficaci per prevenire future distorsioni della giustizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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