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Trump gela Tokyo: "Non indispettite Pechino su Taipei". L'ombra del G2 dietro la svolta

Tra Giappone e Cina è in corso una grave crisi diplomatica da quando la premier giapponese ha fatto delle dichiarazioni molto dure su Taiwan. Trump, secondo la stampa americana, avrebbe privatamente ammonito la controparte giapponese, che si aspettava invece sostegno.

Trump gela Tokyo: "Non indispettite Pechino su Taipei". L'ombra del G2 dietro la svolta
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Tra Cina e Giappone è crisi, crisi politica, diplomatica ed economica, da quando la premier Sanae Takaichi ha dichiarato che una guerra tra Stati Uniti e Cina per Taiwan rappresenterebbe "una minaccia esistenziale" per il Giappone, obbligandolo a intervenire - chiaramente, dalla parte occidentale. Le parole di Takaichi hanno scatenato l'ira di Pechino, che, dopo le parole, è passata ai fatti: militarizzazione dei flussi turistici, rappresaglie commerciali.

Donald Trump, dopo una chiamata con Xi Jinping, avvenuta il 24 novembre, avrebbe telefonato a Takaichi, consigliandole di iniziare una de-escalation. Da Tokyo negano. Ma forse le cose sono andate veramente così, perché Trump, almeno per ora, sembra interessato a tentare un G2 con Pechino.

Trump ha "sgridato" Takaichi?

Trump e Xi, il 24 novembre, hanno fatto il punto della tregua commerciale e della distensione tattica, riaffermando gli impegni di Busan: il sogno di un G2, la pausa tariffaria, la ripresa delle esportazioni di beni e tecnologie critiche, dalle terre rare ai semiconduttori, e la comune volontà di visitare l'uno il paese dell'altro nel corso del 2026.

La chiamata, che per Xi è stata un'occasione per ricordare all'omologo statunitense l'importanza che Pechino dà a Taipei, avrebbe incoraggiato Trump a riprendere la cornetta poco dopo averla agganciata. Questa volta per chiamare la premier giapponese, Sanae Takaichi, le cui dichiarazioni sulla possibilità, o meglio sulla probabilità, di un intervento di Tokyo in una eventuale guerra Pechino-Taipei-Washington, hanno scatenato una dura reazione del Partito Comunista Cinese.

Takaichi probabilmente aspettava il sostegno dell'alleato americano, ma, secondo quanto riferito dal Wall Street Journal, la telefonata avrebbe avuto ben altro carattere. Contrariamente alle aspettative della premier giapponese, infatti, Trump le avrebbe raccomandato di abbassare i toni dello scontro e de-escalare.

La versione di Tokyo

La diplomazia giapponese ha risposto prontamente alle indiscrezioni del Wall Street Journal, che certo non risalta per la pubblicazione di bufale. Poco dopo la diffusione dei rumour, dopo una smentita categorica proveniente dal portavoce degli Esteri giapponesi, è stata la stessa Takaichi a dire la sua: "il Presidente Trump ha detto che siamo amici molto stretti, e ha aggiunto che dovrei sentirmi libera di chiamarlo a qualsiasi ora".

Takaichi ha anche ammesso che i due hanno parlato della chiamata Trump-Xi, pur non scendendo nei dettagli. Nonostante le rassicurazioni, principalmente dirette all'opinione pubblica giapponese, Takaichi sembra aver effettivamente avviato una lenta de-escalation dalla chiamata con Trump. Dando ragione alle indiscrezioni che aveva smentito.

Trump non sacrificherà l'alleanza adamantina col Giappone, che per gli Stati Uniti è financo più rilevante di quella con la Corea del Sud. Il Giappone è il pilastro della politica geostrategica degli Stati Uniti nel Pacifico occidentale.

Raccomandando a Takaichi di far rientrare la crisi, Trump ha voluto indicare all'alleato - Tokyo - e al rivale - Pechino - che le sue intenzioni sul G2 sono serie. Perché se questo fragile e delicato formato funzionerà, le due superpotenze potranno continuare a competere per l'egemonia globale riducendo al minimo i rischi di una guerra mondiale. Cosa non da poco.

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