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"Volevano incastrarlo con droni": il piano segreto per neutralizzare Kim

L'ex presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol è accusato di aver architettato un piano segreto per provocare la Corea del Nord di Kim Jong Un con droni. Ecco che cosa sappiamo

"Volevano incastrarlo con droni": il piano segreto per neutralizzare Kim
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L'ex presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol aveva architettato un piano per provocare un'escalation militare con la Corea del Nord, utilizzando droni per far arrivare volantini direttamente a Pyongyang così da provocare una reazione da parte di Kim Jong Un, in modo tale da giustificare l'imposizione della legge marziale in Corea del Sud. È questa la clamorosa rivelazione della Cnn, che ha parlato di alcuni memo vocali trovati sul telefono di un alto ufficiale della Difesa di Seoul contenenti il contenuto di un piano segreto palesemente volto a rovesciate il governo di Kim. Pare che tutto fosse iniziato nell'autunno del 2024, con voli di droni non autorizzati sopra il territorio nordcoreano e la conseguenti minacce da parte di Kim Yo Jong, la potente sorella del leader nordcoreano...

Il piano per neutralizzare Kim

Le indagini hanno rivelato che i droni, che avevano il compito di lanciare volantini contro il governo di Kim Jong Un, avrebbero potuto scatenare una risposta militare diretta da parte della Corea del Nord. Il piano, secondo gli inquirenti, mirava a creare una situazione di instabilità per giustificare l'introduzione di misure straordinarie in Corea del Sud. Pyongyang aveva promesso di interrompere tutti i collegamenti stradali e ferroviari con il vicino, facendo saltare in aria due strade all'interno del suo territorio, ma alla fine aveva evitato di ricorrere all'azione militare. Settimane dopo, Yoon avrebbe dichiarato la legge marziale, citando la necessità di proteggere il Sud liberale dalle "forze comuniste nordcoreane".

Nonostante il pretesto delle minacce di guerra, l'operazione non ha avuto successo, e la dichiarazione di legge marziale da parte di Yoon è stata annullata in poche ore grazie all'opposizione del parlamento sudcoreano. Le accuse di tentativo di insurrezione e abuso di potere hanno messo Yoon e alcuni dei suoi ex collaboratori sotto inchiesta. La scoperta dei piani segreti ha sollevato gravi interrogativi sulla gestione delle crisi politiche e sulla possibilità che la sicurezza nazionale sia stata messa a rischio per fini politici. Questo incidente solleva non solo questioni di sicurezza internazionale, ma anche preoccupazioni sulla gestione dei conflitti interni in un contesto dove le relazioni con la Corea del Nord rimangono estremamente delicate.

I memo vocali e le accuse contro Yoon

Dal canto suo, Yoon nega di aver ordinato ai droni di volare verso Pyongyang per provocare la Corea del Nord e di aver tentato di organizzare un'insurrezione attraverso la legge marziale. Yoo Jeong Hwa, uno degli avvocati dell'ex leader sudcoreano, ha definito l'ultimo atto d'accusa "un procedimento giudiziario unilaterale" che "non rispetta nemmeno i principi fondamentali della logica giuridica, oltre ad essere assurdo". Tuttavia, il portavoce e procuratore del tribunale, Park Ji Young, hanno affermato che i procuratori erano "inorriditi" da ciò che avevano scoperto e hanno pubblicato dei promemoria che, a loro dire, supporterebbero la loro affermazione.

"Si ritiene che inviando droni nel cuore della Corea del Nord e lanciando volantini critici nei confronti di Kim Jong Un, l'obiettivo fosse quello di provocare una risposta militare da parte del Nord. È stato come puntare un coltello al collo (della Corea del Nord)", ha dichiarato Kim Byung Joo, un generale a quattro stelle in pensione dell'esercito coreano, ora deputato del partito democratico al governo. Tra gli appunti trovati su un telefono appartenente all'ex comandante del controspionaggio della difesa Yeo In Hyung c'erano riferimenti alla creazione di una "situazione instabile".

"Bisogna trovare e sfruttare un'opportunità irripetibile che possa produrre effetti a breve termine. Per farlo, dobbiamo creare una situazione di instabilità o cogliere un'opportunità che si è già creata", si leggeva in una nota redatta il 18 ottobre dello scorso anno, secondo i procuratori.

Un'altra nota recitava: "Colpire dove (la Corea del Nord) perde la faccia a tal punto da sentire di non avere altra scelta che rispondere". Tra le località elencate c'erano la capitale, due impianti nucleari, le case di vacanza di Kim, nonché Samjiyon e Wonsan.

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