Choc all'università di Bari, professore chiede soldi e sesso per passare l'esame

Nel mirino del docente anche le assistenti, il metodo era ormai consolidato: ecco che cosa sappiamo

Choc all'università di Bari, professore chiede soldi e sesso per passare l'esame
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Emergono ulteriori dettagli circa il terribile caso che ha scosso l'università di Bari, dove il professore di Diritto civile Fabrizio Volpe ricorreva alla propria posizione per convincere le studentesse a consegnare del denaro o a compiere atti sessuali al fine di superare il suo esame. Il docente è stato ovviamente allontanato dall'ateneo, oltre ad essere denunciato e poi condannato.

I fatti contestati risalgono agli anni compresi fra il 2011 e il 2015 e le presunte vittime sarebbero due studentesse, delle quali però una non si è mai costituita parte civile. Anche UniBa ha deciso di prendere parte alla vicenda giudiziaria come parte lesa, tanto che in sede processuale si è parlato addirittura di risarcimento. Lo scorso febbraio è arrivata la sentenza del tribunale. Il giudice ha condannato il professore a cinque anni di reclusione per concussione e tentata violenza sessuale, andata poi in prescrizione.

Stando a quanto riferito dagli inquirenti, Fabrizio Volpe aveva un atteggiamento profondamente autocelebrativo. Il docente, riporta il Corriere del Mezzogiorno, si considerava "la terra dell'Università di Bari". Parlando con una delle vittime, pretendeva che lei intrecciasse una relazione con lui e avanzava mirabolanti promesse, definendosi "un Eurostar Roma-Bari diretto, un'occasione imperdibile per una studentessa di provincia".

All'epoca, la studentessa in questione aveva 23 anni. Nelle motivazioni della sentenza, il giudice parla di una "corresponsione da parte della ragazza della somma di denaro pattuita", vale a dire 1000 euro, come "alternativa alla prestazione sessuale inizialmente richiestale, in cambio dell'intermediazione del Volpe per il superamento di quattro esami universitari, diritto tributario, diritto amministrativo 1 e 2 e diritto civile". Da qui l'accusa di induzione indebita. La vicenda sarebbe avvenuta nel 2014."Volpe, sin dall'inizio della conversazione, fa emergere la sua volontà di ottenere un indebito vantaggio", prosegue il giudice, "in cambio del suo aiuto, consistente in una richiesta di natura sessuale, in quanto le chiede, a più riprese, di uscire con lui a Bari, di dormire a casa sua, di poterla incontrare di persona, di poterle pagare una vacanza, di poterla avere come sua fidanzata". Il professore era consapevole "del carattere abusivo del suo comportamento". La studentessa, d'altro canto, "avrebbe assecondato la sua proposta per ottenere il vantaggio futuro del conseguimento della laurea senza l'impegno e la preparazione richiesti".

Sul capo di Volpe pende però anche l'accusa di tentata violenza sessuale.

Il racconto della studentessa è stato ritenuto credibile, dato che dagli elementi raccolti è emerso "in modo inequivoco la condotta dell'imputato che cerca di avere un contatto di tipo sessuale".

Ma non finisce qui. Pare che il professore non avesse nel mirino solo le studentesse. La sua sudditanza psicologica veniva imposta anche sugli assistenti di cattedra.

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