Mare di Napoli inquinato. "Ecco cos’è il bloom fitoplanctonico"

Alcuni tratti del mare di Napoli non sono balneabili a causa di batteri che galleggiano in superficie: ecco di cosa si tratta e quali sono le soluzioni

 Mare di Napoli inquinato. "Ecco cos’è il bloom fitoplanctonico"
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Altro che mare chiaro: il divieto di balneazione colpisce alcuni tratti storici della costa dei napoletani che in questo periodo non danno la possibilità di trovare refrigerio nelle sue acque come dovrebbe avvenire soprattutto d'estate. L'area costiera di via Partenope, Marechiaro e Bagnoli non è balneabile a causa della concentrazione, oltre i limiti, di alcuni particolari tipi batteri come ha denunciato Maurizio Simeone, presidente del Csi (Centro Studi Interdisciplinari) Gaiola onlus che si occupa di gestire l'area marina protetta.

Cosa sta accadendo

I cittadini di Napoli hanno visto a occhio nudo la differenza di colorazione dello stesso specchio d'acqua dove, spesso, appare una specie di grigiore simile a sporcizia. "Non so cosa possa essere accaduto nello specifico. Certo è che abbiamo avuto una primavera ed un inizio estate con piogge abbondanti e continue. Durante la bella stagione, poi, l’acqua ristagna per scarsità di venti. Questo spiega perché il mare sia spesso ricoperto di schiume, tutt’altro che trasparente e di colore verdastro", ha dichiarato Simeone intervistato dal Corriere del Mezzogiorno.

Cos'è il "bloom fitoplanctonico"

L'esperto ha spiegato che, letteralmente, si tratta del "bloom fitoplanctonico": dall'inglese, bloom sta per fioritura mentre il fitoplantcon è l'insieme di quegli organismi che possono sintetizzare le sostanze organiche a partire da quelle inorganiche disciolte nell'acqua usando i raggi solari. Da qui ecco "l'esplosione di microalghe e fitoplancton favorita dal massiccio afflusso di nutrienti da terra come azoto e fosforo. Concime che, in presenza di luce prolungata e scarsa circolazione delle correnti, determina quello che vediamo. Comprese le striature marroni che non sono liquami, ma mucillagine", ha aggiunto l'esperto.

Non è ovviamente una casualità o colpa del meteo ma si tratta di inquinamento vero e proprio derivato dalle acque fognarie che si sono riversate in mare dagli scolmatori pieni ma anche dagli alvei dei fiumi inquinati o dai torrenti secondari. Questi fattori hanno "concimato" in maniera esagerata le acque del mare che, temporaneamente, possono vedere il superamento "dei limiti di concentrazioni dei batteri di origine fecale" come sta accadendo oggi. Gli ultimi dati Arpac sono stati raccolti una settimana fa e non si capisce se le cause a monte siano tutte le piogge cadute a giugno o altri fattori. "Non credo possa dipendere da una barca o da una nave da crociera. Certo è che tanto afflusso di sostanza organica non fa bene al mare", sottolinea Simeone.

L'emergenza sporcizia si è avuta anche nelle acque della penisola sorrentina ma, in questo caso, si è trattato di rifiuti trasportati dal mare e non riversati come nel caso che abbiamo analizzato adesso. Purtroppo, nel clou della stagione estiva, il Comune di Napoli ha un unico spazzamare che per eliminare tutti i rifiuti che gallegiano sulla superficie marina. "È utile, ma il problema è molto più ampio. Bisognerebbe evitare che quei rifiuti finiscano a mare intervenendo a monte.

Non è accettabile che i corsi d’acqua diventino discariche. La plastica e i rifiuti che può intercettare uno spazzamare o che possono raccogliere i volontari sulla battigia sono una percentuale infinitesimale di quella che arriva a mare".

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