Napoli trema ancora. Panico nelle strade: "Vogliamo le tende" (ma non ci saranno)

Il sindaco di Pozzuoli: "Non servono". Musumeci: "Ora lo stato di emergenza"

Napoli trema ancora. Panico nelle strade: "Vogliamo le tende" (ma non ci saranno)
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La scossa di terremoto è stata di magnitudo 4.4. La paura della gente, se fosse misurabile, almeno tre volte tanto. La tensione a Napoli e dintorni è palpabile ovunque. Persone disperate, in lacrime, anche se grossi danni non ci sono stati. Del resto è da mesi, anni, che i napoletani convivono con il terrore del terremoto, uno stress continuo, sottile. Che, soprattutto ai campi Flegrei, leva il sonno.

Dopo una prima scossa, con epicentro a Pozzuoli in tarda mattinata, se ne sono registrate altre due nel primo pomeriggio: di magnitudo 3.3 e di magnitudo 2.7. Per precauzione sono state evacuate le scuole e l’università. Fermi i treni, la cui circolazione, a rilento, è ripresa dopo poche ore. La forte scossa, il cui epicentro sarebbe stato individuato in mare, è stata avvertita chiaramente anche a bordo di una nave che si stava dirigendo ad Ischia.

Tutti si sono preparati al piano di emergenza, collaudato più volte ma mai realmente «interiorizzato» dalla popolazione. Molti dormono in macchina, si rifiutano di rientrare nelle case, vorrebbero le tende. Ma il sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni spiega: «Se la gente si aspetta le tende come negli anni ’80, noi non lo faremo mai, perché per la prima volta abbiamo un piano discendente del bradisismo e la gente deve cominciare a capire cos’è il bradisismo, come si convive e come si va avanti. Lo si fa con delle procedure, con dei piani che non erano mai stati fatti nei 40 anni precedenti. Bisogna avere la consapevolezza di cosa si sta mettendo in campo. Se poi le persone vogliono le tende per dormire sotto casa, questo non rientra nei piani di emergenza. L’ho detto e lo dirò a tutti e non mi stancherò mai di dirlo. I piani esistono perché devono funzionare e la gente deve adattarsi ai piani ».

Il vero «epicentro» da considerare oggi è la paura. E lo ha ben capito il prefetto Michele Di Bari: «La paura è stata tanta, le persone sono scese in strada. Bisogna relazionarsi con il panico delle persone. Fondamentale quindi è il supporto psicologico per la popolazione». Il ministro alla Protezione civile Nello Musumeci sostiene sia necessario chiedere lo stato di emergenza.

Anche questo allarme ha dimostrato che la gente non sa (ancora) come comportarsi in caso di terremoto. «Ma non mi sento di condannare o giudicare, l’ansia di un genitore o di un familiare sicuramente ti porta a fare azioni che non sono proprio in linea con i piani di emergenza » ha commentato il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni. Ed è anche comprensibile che, nel momento dell’emergenza, non si riescano a mettere in atto alla lettera i protocolli di sicurezza e ci si faccia prendere dal panico. Fondamentali per questo i corsi proposti a più riprese dalla Protezione civile per «allenarsi» ma spesso disertati dai cittadini. Cosa aspettarsi nei prossimi giorni? I sismologi dell’Ingv hanno comunicato che è in corso uno sciame sismico. Ieri hanno registrato 20 scosse, tra cui 6 forti, delle quali la maggiore di magnitudo 4.4 (comunque inferiore rispetto a quella di 4.

6 del 13 marzo, la più violenta degli ultimi 40 anni). «Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che peggio sia passato. Il peggio non ce lo stiamo augurando, ma il processo e in corso » spiega Mauro De Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano.

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