L'islam radicale "oscura" il film su Barbie. La Francia passa da "Sottomessa" a suicida

Il sindaco comunista di Noisy-le-Sec accoglie le proteste degli estremisti: "La pellicola promuove l'omosessualità"

L'islam radicale "oscura" il film su Barbie. La Francia passa da "Sottomessa" a suicida
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Quando lo scrittore Michel Houellebecq parla di "Sottomissione", titolo di un suo libro di successo, si riferisce esattamente a questo. Il sindaco di Noisy-le-Sec, cittadina francese del dipartimento della Senna-Saint-Denis, non lontano da Parigi ha annullato la proiezione all'aperto di Barbie, film americano di grande successo interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, cedendo alle pressioni di un "gruppo di persone", così le definisce, giunte a minacciare di violenza alcuni funzionari del comune. Il sindaco si chiama Olivier Sarrabeyrouse, appartiene al Partito Comunista Francese (in Francia esistono ancora alcuni sindaci comunisti), la rassegna cinematografica è una delle tante, estive, organizzate dai comuni, per offrire qualche svago ai cittadini. Quello che il primo cittadino non dice è che il "gruppo di persone" sono elementi radicali della locale comunità islamica.

La decisione del sindaco non solo è un atto di debolezza politica ma offre la tragica dimensione di quello che sta accadendo in Francia, nel cuore dell'Europa, in una nazione che ha segnato storicamente e culturalmente la civiltà occidentale. Un atto di sottomissione che mette la Francia alla stregua di Kuwait, Oman e Algeria, dove il film "Barbie" è stato bandito perché promuoverebbe l'omosessualità. Un cortocircuito, come spesso accade, a sinistra, da una parte promuove i diritti degli Lgbt, salvo accantonarli quando sono minacciati dall'islam. Il film di Greta Gerwig, infatti, è stato accusato di "danneggiare l'integrità delle donne" e di "promuovere storie di personaggi lesbiche, gay, bisessuali e transgender".

Per certi versi, la Francia, è l'immagine di quello che potrebbe accedere in Italia e in altre nazioni europee, il fallimento della società multiculturale, il cedimento all'islam.

Il paradosso francese è che questa nazione che ha fatto della laicità l'architrave del suo sistema di valori costituzionali, ora la vede minacciata non certo dal cristianesimo ma dall'islam. Nelle scorse settimane ha fatto scalpore un rapporto dei servizi, che doveva rimanere riservato, sul radicamento in Francia dell'organizzazione dei "Fratelli Musulmani", in particolare sull'infiltrazione del gruppo nel Paese. Il documento, intitolato "Les Fre'res musulmans et islamisme politique en France", commissionato da tre ministeri (Interno, Esteri, Difesa), racconta come aree della società francese siano state trasformate dall'interno, imponendo progressivamente una sorta di sharia. La legge impone alle donne di lasciare il volto riconoscibile, anche con il capo coperto, ma le autorità non sono in grado di far rispettare questa disposizione.

Un mese fa a Saint-Ouen, sempre nella Senna-Saint-Senna, è stata annullata un'altra proiezione, quella di un documentario che racconta il processo per l'eccidio di Charlie Hebdo.

La Francia, a partire dalla conversione di Clodoveo nel 496, ha prodotto elementi costitutivi e fondanti dell'Occidente; la sua cultura, attraverso passaggi storici fondamentali, ha forgiato tratti distintivi dell'Europa. La Francia è la nazione delle grandi cattedrali, di una grande cultura letteraria e filosofica.

Alcuni intellettuali francesi parlano di un suicidio preordinato.

Può apparire un'esagerazione ma le preoccupazioni che prima appartenevano solo alla destra del Rassemblement National ora stanno diventando patrimonio comune di un vasto schieramento. Perché la nostalgia della Francia francese è tanta.

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