
Accolgono i ragazzi in quella che, per molti di loro, è la prima vera casa che abbiano mai avuto. Dove «casa» significa contesto protetto, ma anche tranquillità, calma, comprensione e, naturalmente, l'opportunità di costruirsi un futuro imparando un lavoro da qualcuno che rappresenti un modello educativo di adulto completamente diverso dalle persone che questi giovani hanno incontrato fino a oggi. Forse non poteva proprio che chiamarsi «Un Porto Nuovo» il progetto per 90 giovani nato sul Lago Maggiore a Porto Valtravaglia, in provincia di Varese dove la Fondazione «Asilo Mariuccia» gestisce comunità educative per minori e alloggi per l'autonomia dedicate a giovani «difficili», e in particolare minori stranieri non accompagnati (Msna è l'acronimo, ndr) offrendo loro percorsi di crescita e inserimento sociale con laboratori per l'educazione al lavoro che stanno dando importanti risultati.
Di «Un Porto Nuovo» abbiamo parlato con Emidio Musacchio, educatore e psicologo, responsabile dell'area di Porto Valtravaglia. «Tutti possono intraprendere percorsi di riabilitazione, ma bisogna intercettarli attraverso le istituzioni, le scuole e le famiglie. - spiega - Ai ragazzi che accogliamo - Msna ma anche Neet (acronimo di not in education, employment, or training che identifica i giovani nati e cresciuti sul territorio ma che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi formativi, ndr) offriamo un'alternativa, modelli educativi più consoni alla loro interiorità, alle loro esigenze. E lo facciamo con percorsi individualizzati, che possano canalizzare attraverso il fare i magma emotivi di cui sono portatori. In questo modo convogliamo le energie e le emozioni di questi ragazzi, ma intanto li inseriamo anche in un contesto lavorativo protetto. Così che dopo i 18 anni possano lavorare e condurre una vita normale, mantenersi, crearsi una famiglia se lo desiderano. E lo facciamo naturalmente con la collaborazione del territorio. Non è un porto nuovo forse un posto dove ci si possa fermare e rifornire prima di mettersi nuovamente in viaggio verso nuove rotte?».
E lo stesso vale per «Coltivare inclusione», il progetto che ha accolto ben 36 ragazzi del territorio. «A questi giovani serve essere ascoltati, accettati per quello che sono, senza artifizi. Da qualcuno che faccia capire loro quanto sia sbagliato confrontarsi in rete - come purtroppo fanno milioni di loro coetanei sui social - con modelli irraggiungibili».
Le storie di questi ragazzi sono tante e qui a Porto Valtravaglia possono trovare un lieto fine. Com'è stato per Laith (il nome è di fantasia, ndr), 18 anni, giunto dalla Tunisia in Italia un anno e mezzo fa insieme a un cugino coetaneo a bordo di una imbarcazione che nell'aprile 2023 lo ha portato sulle coste di Pantelleria. «Con mia madre, in Tunisia, avevamo parlato a lungo della possibilità di avere una vita migliore se fossi venuto in Italia - ci racconta -. Ho finito la terza media a Como dove stavo in un centro di accoglienza, quindi la mia assistente sociale di Asilo Mariuccia mi ha proposto di frequentare un laboratorio di giardinaggio per l'educazione al lavoro e di venire qui sul Lago Maggiore, nella comunità di Porto Valtravaglia. Ho frequentato un corso per magazziniere addetto alle spedizioni, ho preso il patentino del muletto, mi sono iscritto all'autoscuola...
L'ambito logistico mi interessa molto, ma il mio sogno è diventare camionista, guidare mi piace molto. Qui ho trovato chi mi vuole bene e chi mi incoraggia, ho sviluppato delle competenze. E...Chissà! Io spero proprio di lavorare qui, per la Fondazione Asilo Mariuccia».