Si è svegliato l'uomo che dormiva da un anno a Regina Coeli
20 Dicembre 2022 - 16:19Un uomo ha dormito per quasi un anno presso il carcere di Regina Coeli, si tratta di un 28enne straniero accusato di violenza sessuale su minore
Dopo oltre un anno di sonno si è svegliato Ahmad Ali, pakistano accusato di violenza sessuale su minore e detenuto presso il carcere Regina Coeli di Roma. Il 28enne straniero durante il processo non era riuscito a difendersi dall’accusa. Ogni volta che il giudice o il pm tentava di parlare con lui, l’uomo cadeva in un sonno profondo. Durante il processo vennero chiamati diversi periti e professionisti, ma nessuno di loro ottenne i risultati sperati. Il 28enne arrivato in carcere avrebbe smesso di punto in bianco di nutrirsi e di parlare. L’uomo avrebbe poi smesso di alzarsi dalla propria brandina, vivendo in un vero e proprio stato vegetativo. I compagni l’avevano soprannominato “il simulatore”, ma secondo il personale medico il pakistano aveva contratto la sindrome di Ganser.
Cos'è la sindrome di Ganser
Chiamata anche psicosi carceraria o pseudodemenza isterica, è una sindrome psichica di origine isterica nella quale si verifica una simulazione più o meno volontaria di sintomi legati a patologie mentali, che tende al peggioramento quando il paziente è consapevole di essere osservato. I periti nominati dal tribunale hanno scritto che "il detenuto cerca di recitare più o meno consapevolmente la parte del malato di mente in conformità a quello che egli ha imparato o ritiene essere la malattia mentale". Per i dottori il 28enne sarebbe malato e avrebbe una sofferenza psicologica reattiva alla detenzione. Però, come scrivono i periti, il suo atteggiamento"non è certamente conseguenza di una patologia psichiatrica.Dopo mesi l'uomo si è svegliato
Dopo mesi passati in barella, sempre con il catetere attaccato e il pannolone, l'uomo si è finalmente svegliato. La notizia è stata data da Susanna Marietti, coordinatrice dell'associazione Antigone, con un articolo pubblicato sul suo blog su Ilfattoquotidiano.it.
"I controlli medici, gli esami strumentali non avevano evidenziato alcuna patologia organica specifica e l’uomo era stato etichettato come un simulatore – ha sottolineato la donna – In quanto simulatore non aveva diritto a un’interruzione del processo e di conseguenza veniva fatto comparire a tutte le udienze".