"30 euro spaghetti e poco pomodoro...". Cateno De Luca scatena la polemica a Venezia

Il sindaco di Taormina ha condiviso su Facebook lo scontrino del ristorante. Continua la polemica simbolo dell'estate

"30 euro spaghetti e poco pomodoro...". Cateno De Luca scatena la polemica a Venezia
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Torna la polemica sugli scontrini, emblema dell’estate 2023. Questa volta, ad accendere la miccia è il sindaco di Taormina Cateno De Luca, giunto a Venezia per impegni legati alla sua attività politica da leader del partito Sud chiama Nord.

In un post su Facebook del 7 settembre, l’uomo ha caricato la foto dello scontrino di un ristorante: “Tutto era buonissimo, tranne il contro (poco più di 300 euro). Eravamo in quattro e uno per risparmiare ha preso la pasta al pomodoro ma non credeva che costassero 30 euro. E poi dicono che Taormina è cara”. Il locale “incriminato” si trova nella zona turistica tra Rialto e San Marco dove un costo medio di 75 euro a persona per un pranzo è la norma. “Al ristorante è sempre bene consultare i costi nei menù. La polemica sui prezzi mi sembra stucchevole. E Venezia ha costi logistici più altri del Sud Italia”. La risposta è arrivata dall’assessore al Turismo della città lagunare, Simone Venturini, ed è riportata dal Corriere della Sera.

Il sindaco non si è sottratto allo scontro, confermando il suo piglio polemico che gli è valso il soprannome di “Scateno”. "Taormina è cara, è vero. Ma a parità di prezzo, le quantità sono decisamente più abbondanti”, ha fatto notare De Luca. “Io contesto solo una cosa: gli spaghetti al pomodoro. Erano un fuori menù per uno dei commensali che ha gusti difficili. Trenta euro. La giustificazione dell’assessore sui costi di Venezia non regge: sono due spaghetti e un po’ di pomodoro”. La pasta della discordia è costata più di una porzione di rombo (50 euro totali per tre piatti). I due piatti di risi e bisi con gamberetti di Mazara del Vallo, però, non sono finiti nel mirino del sindaco nonostante siano costati 48 euro l’uno, perché “Il rapporto qualità prezzo, c’è. Quello qualità-quantità, no. Erano porzioni minuscole. Siamo rimasti con la fame e alla fin qualcuno ha proposto di andare a saziarci al McDonald's”.

Sarebbe la differenza di quantità, dunque, a dividere l’offerta gastronomica di Nord e Sud. Una spaccatura entrata anche nell’immaginario di internet, dove fioccano centinaia di meme sui ristoranti di Milano, dove servirebbero porzioni da cucchiaino, e le trattorie da Roma in giù che offrirebbero dei banchetti a pochi euro. La polemica scatenata da Cateno De Luca è solo l’ultima di una lunga serie di denunce che hanno punteggiato i mesi estivi del 2023, scatenando il dibattito e l’indignazione dei consumatori.

Sono diventati veri e propri casi nazionali l’aggiunta di 2 euro agli scontrini di un bar di Gera Lario e di un’osteria in Liguria: nel primo caso per il taglio di un toast, nel secondo per piattino vuoto, richiesto per condividere una pietanza.

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