Cronaca locale

"Stavano a ridosso". Scontri a Torino, la verità dei poliziotti sugli antagonisti

Dopo gli scontri a Torino tra polizia e centri sociali, il Pd lamenta: "Succede qualcosa di veramente brutto nel Paese". Ma dal racconto dei poliziotti emergono le responsabilità dei soliti violenti

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Esempio lampante di ribaltamento della realtà: a Torino gli attivisti dei centri sociali hanno tentato di interrompere un volantinaggio del Fuan, un'organizzazione studentesca di destra, andando allo scontro con la polizia e provocando il ferimento di 11 agenti. È accaduto ieri, 5 dicembre, al campus Einaudi. A essere bollati dalla sinistra come antidemocratici e violenti, tuttavia, sono stati gli universitari di destra che manifestavano pacificamente e i poliziotti intervenuti per tutelare quel loro diritto. A peggiorare il quadro, il fatto che a esprimere solidarietà ai "bravi ragazzi" dei collettivi rossi siano stati anche esponenti politici incapaci di fare gli opportuni distinguo sulle responsabilità di quanto avvenuto.

Gli scontri e il vittimismo di sinistra

"Sta succedendo qualcosa di veramente brutto in questo Paese. E non si può voltare la testa dall'altra parte", hanno strillato ad esempio dal Pd locale, criticando l'ingresso della polizia nel campus con un "intervento violento che non risulta collegato ad alcuna espressione di violenza da parte degli studenti". Dello stesso tenore il comunicato degli attivisti: "Fascisti e polizia devono andare via dall'università". Come già accaduto lo scorso ottobre, quando pure gli antagonisti torinesi si erano scontrati con gli agenti, si è avuta sin da subito l'impressione che quella versione dei fatti fosse incompleta o quantomeno soggettiva. A fornire gli elementi "mancanti" a quella narrazione ci ha però pensato la stessa polizia.

La testimonianza dei poliziotti

"Quando circa 150 antagonisti hanno cercato di avvicinarsi, la polizia è intervenuta per impedire il contatto fra i gruppi, e i primi hanno reagito con lanci di uova e oggetti vari, sputi e cariche, mentre gli attivisti del Fuan sono rimasti dietro il cordone delle forze dell'ordine che li ha protetti. Ne sono usciti feriti un funzionario e dieci agenti del reparto mobile, refertati in ospedale, che hanno subito anche danni alle dotazioni", ha ricostruito Valter Mazzetti, segretario generale Fsp polizia di Stato. Una versione confermata al Giornale.it anche da Antonio Perna, segretario provinciale del sindacato di polizia Sap a Torino. "I nostri colleghi hanno ricevuto sputi e calci sotto gli scudi, ma questo non è stato raccontato né mostrato nei video realizzati dagli antagonisti", riferisce l'agente.

"Stavano a ridosso, contatto inevitabile"

Dall'ultrasinistra movimentista denunciano un atteggiamento repressivo da parte della polizia, rispetto al quale tuttavia mancherebbe d'essere menzionato un antefatto. "Se i manifestanti continuano a stare a ridosso dei poliziotti, come è accaduto, è inevitabile che ci sia un contatto. Se invece stanno dove è loro consentito, non succede niente", sintetizza Perna, lasciando intendere come siano andate le cose anche stavolta. E ancora, il sindacalista ha tenuto a precisare: "Noi non usciamo certo per picchiare la gente. I colleghi piuttosto sono lì per far rispettare l'ordine, la democrazia, il diritto a manifestare che deve valere per tutti, indipendentemente dal credo politico".

"Professionisti del disordine"

Infine una riflessione su quelli che vengono ritenuti gli organizzatori di quella protesta finita con l'ennesimo scontro. "Sono sempre i soliti. A manovrare queste mobilitazioni sono quelli di Askatasuna, che di studenti hanno ben poco. Sono professionisti del disordine che si nascondono dietro gli studenti", ha osservato Perna. Il solito copione: anche a ottobre i centri sociali avevano innescato scontri e violenze per poi fare le vittime e lamentare un atteggiamento "ingiustificato" da parte della polizia.

Anche in quel caso la Digos aveva ipotizzato che dietro ci fosse una precisa regia.

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