
Occorre utilizzare un'espressione forse fin troppo ovvia, ma che è anche l'unica per descrivere al meglio in questo momento il giallo sull'omicidio della 69enne Silvana Damato. Da quando infatti i carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal colonnello Antonio Coppola e dalla pm Valentina Mondovì, secondo indiscrezioni emerse l'altroieri durante la trasmissione televisiva di Canale 5 «Dentro la Notizia», avrebbero scoperto che mancano 40-50mila euro dal conto corrente della tabaccaia trovata morta nel suo appartamento di Bruzzano la sera dell'8 agosto, si «stringe il cerchio» intorno all'assassino della donna. E naturalmente anche il movente dell'omicidio, se veramente fosse di natura economica, potrebbe farsi via via sempre più chiaro. Non ci vorrà di certo molto per capire come la donna abbia speso quel denaro o se l'abbia prestato ed eventualmente a chi. E nel secondo caso se la pensionata abbia preteso la restituzione di quei soldi da qualcuno che invece si rifiutava di renderglieli.
Emergono inoltre altri elementi. Proprio ieri un vicino di casa dell'ex tabaccaia, parlando a un'altra trasmissione di Mediaset, «Morning News», ha fornito una sorta di identikit di un uomo che, a suo dire, da tempo frequentava Silvana: «Tre o quattro volte al mese lo vedevo andare a casa di Silvana - ha dichiarato l'uomo ai microfoni del giornalista tivù -. A me non sembrava una persona per bene: era trasandato, sempre con lo stesso maglione grigio, capelli molto lunghi e barba folta, non superava i sessant'anni. Avevano una relazione, erano alla finestra e si sono baciati davanti a me. Veniva sempre tra le 13.30 e le 15.30-16».
Il vicino di casa, che ha sostenuto di non essere ancora stato sentito dagli inquirenti, ha aggiunto: «Per me era una persona di strada, magari continuava a chiederle soldi, lei si sarà stancata di darglieli e lui le avrà dato una botta fatta male». Ha concluso quindi dicendosi «convinto che potesse essere l'uomo che vedevo da Silvana perché gli orari coincidevano».
In realtà sin dall'inizio gli investigatori dell'Arma stanno cercando di fare luce sugli aspetti privati della vita dell'ex tabaccaia. Attraverso interrogatori a familiari (pochi) e ad amici (quelli delle partite di burraco alla caffetteria) della povera donna trovata cadavere nella vasca da bagno, l'inchiesta dei carabinieri da subito si è attestata sulle conoscenze e le frequentazioni di Silvana Damato. Solo una settimana dopo il rinvenimento del cadavere e solo da quanto emerso dall'autopsia, si era scoperto infatti che la 69enne quella sera non era rimasta vittima di quello che in un primo tempo poteva sembrare un malore o addirittura un gesto estremo, bensì di un omicidio in piena regola. Era stato grazie ai risultati dell'esame autoptico infatti che era emerso come, seppure nessuna delle tumefazioni al volto e al collo inferte a Silvana Damato fosse stata di per sé fatale, la donna era stata colpita più volte con un oggetto pesante e dalla forma piatta.
Le ipotesi adesso sono che si possa trattare di un grande posacenere o di un ferro da stiro, anche se nessuno di questi oggetti è stato trovato nell'appartamento dal quale, ricordiamo, mancano anche le chiavi della porta d'ingresso, chiusa a più mandate dall'assassino prima di andarsene.