Cronaca nera

Sono di Andreea i resti nel casolare. Nuove analisi per capire se il corpo è stato spostato

Sono ufficiali gli esiti del Dna sui resti ritrovati a gennaio in un casolare di Castelplanio. Non ci sono dubbi: appartengono ad Andreea Rabciuc

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L’esito del Dna è arrivato: appartengono ad Andreea Rabciuc, la 27enne di origine rumena ed ex campionessa di tiro con l'arco, i resti rinvenuti in un casolare di Castelplanio lo scorso 20 gennaio. La giovane era scomparsa la mattina del 12 marzo 2022 dopo un festino con il fidanzato Simone Gresti e due amici: loro l’avrebbero vista allontanarsi da sola sulla Montecarottese, mentre il telefono è rimasto nelle mani dell’uomo. Che ora è indagato per droga, sequestro di persona, omicidio e istigazione al suicidio.

Il caso di Andreea è assolutamente in fieri infatti: gli inquirenti stanno effettuando tutti gli esami di rito, in particolare quelli irripetibili. L’esame del Dna è stato effettuato, come riporta il Resto del Carlino, a partire da un dente appartenente allo scheletro, ed è stato comparato con il corredo genetico della madre di Andreea, Georgeta Croceanu, dando la corrispondenza.

C’erano pochi dubbi in realtà: sebbene i resti fossero irriconoscibili, parti dell’abbigliamento indossato quella notte erano state trovate, insieme ai documenti di identità della giovane. Gli esiti sono stati trasmessi in procura, al momento in attesa di una relazione scritta e degli esiti degli altri esami, tra cui quelli condotti dall’entomologo Stefano Vanin - già esperto chiamato per il caso Claps - che dovrà stabilire se il corpo sia stato spostato o se è sempre stato nel casolare, dove - va ricordato - né i proprietari né degli youtuber che si sono introdotti nei giorni successivi alla scomparsa l’avrebbero notato.

Al momento gli inquirenti stanno indagando a tuttotondo. In particolare a una trave del soffitto è stata ritrovata una sciarpa con stelline appartenuta ad Andreea e sulla trave è stata scritta con un pennarello una frase riportata ai media in parte, ovvero “Se lui non mi avesse preso il cellulare avrei chiamato mamma”: non è affatto scontato, anche se gli elementi lo suggerirebbero, che si tratti di suicidio, anzi si sta cercando di capire se sia un depistaggio.

Si dovrà capire se sul pennarello ci sono le impronte della 27enne, se la scritta, che contiene caratteri maiuscoli e minuscoli in maniera apparentemente disordinata, è stata realizzata da lei (attraverso una perizia grafologica), e soprattutto com’è possibile che i resti fossero in fondo a delle scale scale, con il teschio su uno dei gradini.

Le indagini coordinate dalla pm Irene Bilotta sono condotte dai carabinieri del nucleo investigativo e della locale compagnia di Jesi.

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