Rapinata e stuprata in cinque davanti al fidanzato. Un mese di indagini e la polizia arresta tre ventenni, due cittadini marocchini e un tunisino, accusati di violenza sessuale di gruppo e rapina aggravata. Ma il loro Dna non corrisponde a quello prelevato alla vittima di 18 anni. A incastrarli, però, le impronte digitali lasciate sui vetri infranti dell'auto con cui la ragazza si era appartata con un 24enne appena conosciuto in chat. Latitanti gli altri due componenti il branco. Uno, in particolare, l'autore materiale dello stupro anche se la vittima lo avrebbe indicato in uno dei tre stranieri.
Gli arrestati non fanno nomi, ma si difendono accusando un'altra persona che era con loro. Partendo dall'identikit fornito dai fidanzati e dalle tracce biologiche, la squadra mobile lo cerca da settimane. Dei magrebini fermati poche ore dopo la violenza, avvenuta un mese fa in via del Pergolato, nel parco di Tor Tre Teste, uno è stato rintracciato a Verona dov'era fuggito, gli altri due al Quarticciolo, sempre nel quadrante Sud Est della capitale, principale piazza di spaccio. Una notizia inquietante, uscita solo ieri dalla Procura, inspiegabilmente tenuta «nel cassetto» della questura per un mese tanto da scatenare polemiche infinite.
È la sera del 25 ottobre. I due giovani sono in auto vicino al vecchio campo sportivo, non sanno di essere osservati da cinque balordi. In una frazione di secondo un vetro esplode in mille pezzi, la 18enne viene minacciata e trascinata fuori, il fidanzato costretto a guardare. I due gridano, lui giura vendetta, lei implora di lasciarle il telefono cellulare. Pensa a una rapina, invece uno dei cinque la costringe ad avere un rapporto sessuale completo e non protetto. Il gruppo si ferma e fugge solo all'arrivo di una guardia giurata che, vista la scena, allerta immediatamente il 112.
Sono le 3,30 quando la ragazza arriva al pronto soccorso dell'ospedale Casilino. I medici confermano quanto raccontato dalla coppia. Le tracce dello stupratore finiscono in laboratorio per l'estrazione del Dna mentre squadra mobile e polizia scientifica repertano le impronte digitali dai vetri e dagli sportelli della macchina.
Il parco pubblico è lo stesso in cui il 26 agosto una donna di 61 anni, a passeggio con il cane, viene aggredita e violentata da un gambiano di 26 anni strafatto di crack.
«Se provi a gridare ti taglio la gola» le dice prima di strapparle i vestiti e abusare di lei. Un incubo durato dieci minuti. L'uomo viene arrestato dai carabinieri alla stazione Termini seguendo il segnale gps del cellulare sottratto alla vittima.