2 agosto 1980-2018: Bologna in piazza per i 38 anni dalla strage

In corso a Bologna le celebrazioni per ricordare gli 85 morti della strage alla stazione. Bonafede: "Tutti gli atti saranno accessibili". Mattarella: "Restano zone d'ombra". Associazione delle vittime: "Basta promesse non mantenute"

2 agosto 1980-2018: Bologna in piazza per i 38 anni dalla strage

2 agosto 1980, ore 10.25. Un'esplosione devasta la sala d'aspetto e i binari della stazione di Bologna. 85 morti e 200 feriti. A distanza di 38 anni, come ogni 2 agosto, la città è scesa in strada per ricordare le vittime di quel barbaro attentato. E chiedere alle istituzioni di fare tutto il possibile per arrivare all'identificazione dei mandanti occulti della strage. La parte "istituzionale" della commemorazione si è svolta a Palazzo D'Accursio, sede del Comune, dove sono intervenuti il sindaco Virginio Merola, il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

La cerimonia in Comune

Il primo a prendere la parola è stato il sindaco Merola, che accogliendo i familiari delle vittime in consiglio comunale ha dichiarato che "Si sta creando un clima che ci avvicinera sempre di più al nostro obiettivo, quello di sapere chi sono stati i mandanti di questa tragedia". In sala presenti anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, il sottosegretario ai Trasporti, Michele Dell'Orco, entrambi esponenti M5s, e la sottosegretaria ai Beni culturali, la leghista Lucia Borgonzoni. Presente anche il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Subito dopo l'accorato appello di Paolo Bolognesi: "In questa sala sono passati rappresentanti di governi di tutti i tipi. Tutti quanti ci hanno dato speranze, indicazioni e possibilità. Molto spesso siamo usciti da questa sala con delle speranze nuove e con la gioia di poter dire: 'è la volta buona che ce la facciamo'. Ma alla fine molte di queste promesse non state mantenute". Quindi si è rivolto direttamente a Bonafede: "Ci attendiamo risposte da lei e soprattutto che le cose promesse qui saranno mantenute. Se ci saranno fatti positivi - ha sottolineato il presidente dell'Associazione dei familiari - non avremo nessun problema nel dire che il governo ha lavorato bene. Ma se promesse non saranno mantenute lo diremo in modo pesante - ha concluso - così come abbiamo fatto con i suoi predecessori".

Questa la risposta del ministro della Giustizia: "C'è un obbligo morale prima ancora che politico che ci guida: giungere ad una verità certa, libera da zone grigie e sospetti. Questo è l'unico vero modo di onorare le vittime e realizzare le legittime e sacrosante richieste dei loro familiari", ha detto Bonafede, spiegando che "Vogliamo che possiate tornare a credere nello Stato. Vogliamo farlo con impegni precisi. Il tempo per le parole è finito: abbiamo siglato tra ministero della Giustizia, dei Beni culturali e Csm un protocollo triennale per la digitalizzazione dei fascicoli, tutti gli atti sulle stragi saranno accessibili. Per farlo coinvolgeremo anche i detenuti". Provvedimento che dovrebbe seguire la richiesta, presentata da Bolognesi, di applicare la direttiva Renzi sulla desecretazione degli atti sulle stragi e della legge del 2004 sui risarcimenti per i parenti delle vittime.

Il corteo

Intanto, da piazza Maggiore, partiva il corteo di commemorazione seguito dai gonfaloni e dalle autorità. Davanti lo striscione "Bologna non dimentica". Il corteo ha sfilato per via Indipendenza per poi arrivare in piazzale Medaglie d'Oro, dove è stato allestito il palco. Nell'ultima parte del corteo l'autobus della linea 37, matricola 4030, emblema della strage. Il bus 37, la mattina dello scoppio della bomba alla stazione, si trasformò in un improvvisato pronto soccorso mobile, e in un vero e proprio carro funebre per le vittime innocenti dell'attentato facendo la spola, fino a notte fonda, dalla stazione all'obitorio.

Sul palco è salito anche il presidente della Camera, Roberto Fico. Queste le sue parole: "Bologna ha sempre dato una dimostrazione di grande solidarietà ed è una città che ha sofferto e soffre questa terribile strage, ed è una ferita che rimarrà aperta fino a quando non si farà piena luce su tutto e fino ad allora non potremmo dire di essere tutti italiani fino in fondo". Quindi il secondo intervento giornaliero di Bolognesi, che ha parlato delle "ulteriori verità" che potrebbero arrivare dal processo al Nar Gilberto Cavallini. "Siamo convinti che il nuovo dibattimento possa aprire uno squarcio di ulteriore verità e permetta di risalire più in alto nelle responsabilita", ha detto Bolognesi, prima di attaccare Francesca Mambro e Valerio "Giusva" Fioravanti - condannati in via definitiva come esecutori della strage - per essere "in libertà da anni, premiati in una logica ricattatoria".

Il messaggio di Mattarella: "Ancora zone d'ombra"

"I processi giudiziari sono giunti fino alle condanne degli esecutori, delineando la matrice neofascista dell'attentato. Le sentenze hanno anche individuato complicità e gravissimi depistaggi. Ancora restano zone d'ombra da illuminare. L'impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l'incalzante domanda di verità e giustizia". È la sintesi del messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha aggiunto: "L'orologio della stazione, fissato sulle 10 e 25, è divenuto simbolo di questa memoria viva, di un dovere morale di vigilanza che è parte del nostro essere cittadini, di una incessante ricerca della verità che non si fermerà davanti alle opacità rimaste. Fu un'esplosione devastante, per la città di Bologna e per l'intera Repubblica. Morirono donne e uomini, bambini e adulti. Bologna e l'Italia seppero reagire, mostrando anzitutto quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia. Il popolo italiano seppe unire le forze contro la barbarie. Di fronte alle minacce più gravi, le risorse sane e vitali del Paese sono sempre state capaci di riconoscere il bene comune: questa lezione non va dimenticata", l'augurio del Capo dello Stato.

Arcivescovo Zuppi: "Senso di disillusione e rabbia"

La strage di Bologna è "la ferita più profonda nella storia recente della città", una ferita che "chiede giustizia e ci aiuta a essere sensibili, attenti e vicini alle vittime delle tante stragi che ancora provocano tanta sofferenza e morte in diverse parti del mondo". Lo ha detto l'arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Zuppi. "La reazione di solidarietà è continuata anche in questi anni, perché non è soltanto un ricordo del passato ma anche una memoria viva", ha ribadito il presule. I mandanti della strage, 38 anni dopo, non sono stati ancora individuati. Un fatto che, secondo l'arcivescovo, comporta nei familiari delle vittime "un senso di disillusione e di rabbia".

"I ritardi, le opacità, le incomprensibili lentezze fanno sentire che non c'è stata la giustizia auspicata". L'auspicio di monsignor Zuppi è che "gli impegni dei governi, succeduti nel tempo, possano dare risposte a questa domanda di giustizia".

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