Cronache

Abbiamo fatto il gioco dei terroristi (che ora esultano)

Il governo ha spettacolarizzato la liberazione di Silvia. Ora i jihadisti giocano sui nostri errori: "Aisha vittima di minacce"

Abbiamo fatto il gioco dei terroristi (che ora esultano)

Il ritorno in Italia di Silvia Romano ha fatto parecchio discutere sotto diversi punti di vista. Alle 14.10 di sabato 9 maggio la cooperante milanese, dopo 536 giorni di prigionia tra il Kenya e la Somalia, è atterrata a Ciampino. Ad attenderla, oltre alla mamma, papà e alla sorella, c'erano Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. I due politici hanno fatto a gara per avere la prima foto o dialogo con Silvia. Quasi la ragazza fosse un trofeo. Alla fine, entrambi sono stati accontentati perché Aisha, questo è il "nuovo" nome di Silvia, ha sorriso e parlato con entrambi.

Ma non appena la cooperante milanese è scesa dalle scale dell'aereo, un dettaglio ha catalizzato l'attenzione di tutti: l'abito. Il jilbab verde smeraldo (con tanto di velo abbinato) da lei indossato è subito stato preso come metro di misura della sua conversione. Silvia, infatti, ha confermato di essersi convertita all'islam a metà della sua prigionia. Mentre era in Somalia erano uscite indiscrezioni proprio su questo tema. Le voci la dicevano sposata con un carceriere e islamica. Solo la seconda è stata confermata e Silvia rivendica con orgoglio il suo passaggio all'islam spiegando che "stata una scelta volontaria".

Dal 9 maggio a oggi, diversi esperti, psicologi, imam e sacerdoti sono stati interrogati su questa conversione definita da Silvia spontanea. In pochi credono che in una situazione estremamente drammatica e con un forte carico psicologico la cooperante milanese abbia potuto scegliere chi diventare e a cosa credere. L'islam che le è stato mostrato non è certamente quello moderato, ma quello dei terroristi. E proprio su questo aspetto cade la nostra attenzione.

I terroristi, che per ridarci indietro Silvia si sono presi un bel malloppo, ora esultano e cambiano le carte in tavola facendo passare noi per persone violente. Sul sito Somalimemo, infatti, la cellula terroristica di Al-Shabaab innanzitutto smentisce l'intervista rilasciata a Repubblica di un portavoce del gruppo militante, Sheikh Ali Dheere, e aggiunge che "la falsa dichiarazione di Repubblica è una spinta delle politiche razziste in Italia che negli ultimi giorni hanno fatto attacchi verbali e minacce contro la donna musulmana Aisha. Lei ha annunciato che si è convertita all'islam e ora indossa un velo".

Il terrorista, che ha parlato con il sito somalo, oltre a definire l'Italia come un Paese dalle "politiche razziste" e a cancellare dalla faccia della Terra quello che resta di Silvia (ora Aisha), non si ferma qui e gira le accuse: "Non è la prima volta che i media occidentali riportano false affermazioni di responsabilità da parte dei mujahideen di al-Shabaab".

Insomma, leggendo queste parole viene proprio da dire che abbiamo fatto il gioco dei terroristi. Abbiamo prima lasciato partire per il Kenya una 20enne senza il minimo di organizzazione, abbiamo pagato per farla ritornare e una volta in Italia abbiamo "giocato" politicamente sulla sua pelle esponendola a minacce di ogni tipo. Era proprio questo che cercavano i terroristi: farci passare per carnefici. "La conversione e la tunica verde - scrive Gian Micalessin su ilGiornale - sono tutti messaggi interpretati come una vittoria dal mondo jihadista in rete. E serve anche ad attirare proseliti da una parte e scatenare gli anti islamici contro Silvia facendola apparire come una vittima". E così è stato.

Ora i terroristi cantano vittoria. Hanno i soldi (presumibilmente anche molti), hanno fatto convertire Silvia (che in Italia è tornata con il jilbab) e hanno usato gli errori del governo per farsi propaganda.

Un "trionfo" che mostra ancora una volta come quelli che adesso difendono Silvia dagli attacchi sono gli stessi che l'hanno data in pasto al tritacarne mediatico, su cui anche i jihadisti adesso banchettano.

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