Abusi, il Vaticano blinda ​il segreto confessionale

Il Vaticano, per il tramite di un documento della Penitenzieria apostolica, ha ribadito la sua contrarietà ad alcune proposte emerse di recente. Quelle che vorrebbero obbligare i sacerdoti a denunciare quanto viene raccontato in confessionale, nel caso avesse rilievo penale

Abusi, il Vaticano blinda ​il segreto confessionale

La confessione fa parte dei sacramenti non soggetti a violabilità e in Vaticano non hanno intenzione di avvalorare quei provvedimenti legislativi fondati su un presupposto contrario. La controversia era spuntata quando l'Australia si era mossa per far sì che i sacerdoti avessero l'obbligo di denunciare quanto trapelato all'interno dei confessionali in relazione ai casi di pedofilia.

Perché uno dei modo individuati da certi enti politici per far fronte agli scandali legati agli abusi era proprio questo: dare rilievo giuridico al fatto che i consacrati dovessero denunciare per prescrizione normativa. Poi la partita si è allargata anche ad altre zone di mondo, come quando a sbandierare una proposta simile era stato un senatore californiano. Ma anche il Cile, che rimane una delle nazioni più colpite dalla "crisi di credibilità" o dal "collasso morale", che dir si voglia, ha immaginato uno scenario similare. Siamo dinanzi, quindi, alla possibilità che assemblee legislative dispongano sulla tradizione ecclesiastica. E questo, di sicuro, non è un fatto usuale.

La Santa Sede - come riportato dall'Agi - non ha cambiato idea. Questa mattina è arrivato un documento esplicito a firma della Penitenzieria apostolica: "Ogni azione politica o iniziativa legislativa tesa a 'forzarè l'inviolabilità del sigillo sacramentale - si legge nel testo - costituirebbe un'inaccettabile offesa verso la libertas Ecclesiae, che non riceve la propria legittimazione dai singoli Stati, ma da Dio; costituirebbe altresì una violazione della libertà religiosa, giuridicamente fondante ogni altra libertà, compresa la libertà di coscienza dei singoli cittadini, sia penitenti sia confessori". C'è anche una motivazione per nulla accessoria, che è stata spesso esibita da parte ecclesiastica: il venir meno dell'obbligo della inviolabilità suggerirebbe, a chi è in dubbio sul farlo, come il raccontare le proprie vicessitudini delittuose a un consacarato possa essere un atto soggetto, poi, a divenire pubblico. Insomma, tutta l'architrave di questa storia non è esauribile mediante analisi semplicistiche. La Penitenzieria apostolica non ha agito in solitaria: anche papa Francesco è concorde sulla posizione espressa nel corso della giornata di oggi dal dicastero del Vaticano.

Gli Stati che hanno volontà di continuare su questa strada

potrebbero incontrare più di qualche "resistenza". In alcuni casi, i sacerdoti hanno manifestato la volontà di rimanere fedeli alla dottrina cattolica, pur incorrendo nelle eventuali sanzioni, che sono state o saranno predisposte.

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