La lenta, estenuante uscita da zone rosse, lockdown e stati d'emergenza sta assumendo la silhouette sinuosa e un po' femminile (si potrà dire o è cat-calling nei confronti di un pezzo di vetro?) di una bottiglia. Lo dimostrano le cronache e le immagini di questi giorni. Più di uno studio scientifico ha dimostrato come, durante i lunghi periodi di clausura a causa della pandemia, all'inabissamento dell'umore dei cittadini sia corrisposta un'impennata delle vendite di alcolici. Eppure, ora che siamo in dirittura di arrivo, la bottiglia torna nuovamente sulla scena. Sia chiaro: non ce l'abbiamo con le bottiglie e men che meno con il loro contenuto. Ma la bottiglia è come una pistola: diventa pericolosa nelle mani dei cretini. Va maneggiata con estrema cautela. La Spagna, dopo sette mesi di coprifuoco, ha revocato la fine dello stato di emergenza. Una data che, nel folle calendario ai tempi della pandemia, diventa il 31 dicembre di un anno tutt'altro che solare. La fine di un'era che molti hanno catalogato in Ac/Dc: avanti Covid e dopo Covid. Ecco, la Spagna - si spera - ha messo un piedino nella nuova era, quella del ritorno a una specie di normalità, a quella socialità, anche un po' chiassosa e assembrata, che sembra distante ere geologiche. E lo ha fatto alla spagnola: fiumi di gente e di vino sulle Ramblas di Barcellona, festeggiamenti da campionato del mondo alla Puerta del Sol di Madrid, cori, baci, musica, balli e il rito chiassoso del botellón, la bevuta collettiva all'aperto. È tutto l'armamentario delle feste che si rispettino, con in più il carico di tutte le feste non festeggiate, le celebrazioni non celebrate, le notti mai diventate nottate, gli amici non abbracciati, la vita non del tutto vissuta. La fine dello stato di emergenza ha fatto saltare il tappo di un mathusalem di festeggiamenti che ha bagnato ogni cittadina spagnola. Hanno esagerato? Chi dice di sì ha fatto fermentare un po' troppo l'invidia dentro sé e poi, se la bisboccia è unanimemente chiamata con lo spagnolissimo termine movida, un motivo ci deve pur essere. Nelle stesse ore, in un'Italia ancora tecnicamente semichiusa, a Milano, ragazzi del tutto simili a quelli iberici, avevano anche loro delle bottiglie in mano. Con una differenza non da poco: le stavano lanciando contro la polizia, per protestare contro l'intervento degli agenti che provavano a disperdere gli assembramenti e a far rispettare il coprifuoco alle 22. Ma a una legge incomprensibile non si può rispondere con un comportamento criminale. E quelle bottiglie scagliate contro le forze dell'ordine ci allontanano ulteriormente da quelle di Madrid e Barcellona, cioè dalla riconquista della libertà. La legittima frustrazione non può diventare violenza, perché per tornare a far festa (ben oltre le 22...
) bisogna, ora più che mai, tenere i nervi saldi e chiudere in cantina i cretini pronti a menar le mani. Le bottiglie che ci piacciono (e che vogliamo) sono quelle per brindare, non quelle per spaccare la testa agli agenti. Cin cin.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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