Coronavirus

Adesso Crisanti vuole 'spiarci': "Per tracciare usiamo Google"

Il virologo: "Il sistema di contact tracing è saltato". E propone di usare i dati dei giganti del web per monitorare il movimento delle persone: "Potrebbero servire a contenere l’epidemia"

Adesso Crisanti vuole 'spiarci': "Per tracciare usiamo Google"

Il sistema di tracciamento dei contatti in Italia ormai è saltato. I numeri sono troppo elevati per permetterne l'efficacia e la percentuale di controllo è diventata ormai poca cosa a fronte dei 30mila nuovi casi che si registrano giornalmente. Per questo, secondo il virologo Andrea Crisanti, bisognerebbe ricorrere ad altri mezzi, in grado di monitorare i movimenti delle persone. E qui entra in gioco Google.

Il servizio di contact tracing ormai "non ha più senso con i numeri attuali di diffusione del contagio. La percentuale di controllo è ormai così bassa che diventa insignificante", tanto che attuare o meno il sistema di tracciamento "cambia poco". "L'attività di tracciamento- spiega Crisanti in un'intervista al Corriere della Sera- è molto utile solo in due fasi dell’epidemia: all’inizio, quando si vuole evitare che il virus dilaghi, e nel periodo di risoluzione, quando si vuole consolidare il risultato raggiunto". Ma ora, con numeri di contagi così elevati, il tracciamento non basta più: "Ora conviene fare un monitoraggio dei flussi, dei movimenti delle persone fra regioni e un monitoraggio dei luoghi e delle ore di assembramento", suggerisce il virologo. Si tratta, però, di dati che non sono nelle disponibilità della collettività.

Come fare allora? "Bisognerebbe chiederli a chi li ha", spiega Crisanti. Cioè i "giganti del web", da Google a Facebook, fino a Instagram e Whatsapp, che conoscono in tempo reale la posizione di chi usa questi social attraverso il proprio smartphone. Il virologo spiega come potrebbe funzionare un monitoraggio di questo genere: "Banalizzo, se io so che in una certa area è a rischio, posso vedere i movimenti di tutte le persone, che siano contagiate o meno, di quella zona, chessò, lavoratori che magari si spostano in un’altra città, e in questo modo riesco a individuare potenziali cluster. Le possibilità del sistema sono enormi". La banca dati di Google, quindi, dovrebbe essere messa a disposizione, perché "i dati in movimento di milioni di persone potrebbero servire a contenere l’epidemia".

La situazione del contagio in Italia è preoccupante e, per diverse settimane, "viaggeremo sui 30/40 mila casi, grazie a queste misure. Il problema vero è il dopo". E Crisanti avverte: "Non ci sarà nessuna ripresa economica se non si ferma l’epidemia". Per questo, una delle soluzioni proposte potrebbe essere proprio il monitoraggio degli spostamenti, che andrebbe accompagnato a un "potenziamento della struttura di sorveglianza, come andava fatto durante il primo lockdown. Perché con la capacità attuale non ce la faremo mai". Infine, il virologo mette in guardia: "Parliamoci chiaro: se non usiamo questi mesi di chiusura per creare una struttura che aumenti drammaticamente la capacità di fare tamponi e nel contempo studi dei protocolli per fare il tracciamento, il tutto collegato a strumenti informatici, come l’analisi dei flussi, e a Immuni, non ne usciamo. E se non lo facciamo, la terza ondata è molto probabile.

Insomma, ci vuole un piano strategico complessivo".

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