Cronache

Adesso i tradizionalisti "attaccano" anche Ratzinger

Ratzinger sotto accusa da parte dei tradizionalisti. Ecco chi critica "Introduzione al cristianesimo", paragonando BXVI a Papa Francesco

Adesso i tradizionalisti "attaccano" anche Ratzinger

Joseph Ratzinger è finito sotto la lente d'ingrandimento dei tradizionalisti cattolici. Tramite una pubblicazione di E.M. Radaelli, che contiene una prefazione di Mons.Livi, infatti, gli "ultracattolici", per usare un termine improprio, hanno criticato una parte di "Introduzione al cristianesimo", che è invece un libro centrale dell'opera di Benedetto XVI. Secondo il sommario di questo articolo a firma di Andrea Tornielli de La Stampa, il contenuto di questo libro "conferma che molte delle "correzioni" a Bergoglio riguardano anche i predecessori e hanno come vero obiettivo il Vaticano II". Attaccare Benedetto, quindi, per arrivare a Papa Francesco e allo storico Concilio. Dal fronte tradizionalista, intanto, fanno sapere che le sottolineature sono riferibili solo ad una piccola parte dell'opera del papa Emerito e che il tutto, quindi, non può in alcun modo essere interpretato come una svalutazione complessiva dell'operato del pontefice tedesco.

Il libro di Radaelli sarebbe finalizzata a "convincere l’antico professore, poi Papa, ora però di nuovo cardinale, a ripudiare pubblicamente, al più presto e in toto" gli aspetti considerati come "impropri" contenuti in "Introduzione al cristianesimo". Gli stessi che avrebbero avuto l'effetto di "infettarne" le pagine e ad operare questo "ripudio", ancora, "...prima che, per lui s'intende, sia troppo tardi". Un altro intento deli libro in questione, poi, sarebbe quello di "dimostrare al più largo numero di lettori raggiungibili, essere false e fuorvianti una per una e tutt’insieme le dottrine insegnate, così da contribuire a far ritornare la Chiesa alla solidità della sua fede di sempre", come si apprende sempre dal citato articolo de La Stampa. Il modernismo teologico, insomma, sarebbe finito per interessare persino quello che è considerato dai più un vero e proprio capolavoro di teologia.

"In un tempo di incertezza, non dovrà il cristiano ritrovare, in tutta serietà, la sua voce, per "introdurre" il suo messaggio nel nuovo millennio, facendolo diventare un "segnavia" comprensibile per il futuro?", più di trent'anni fa, l'allora cardinale Ratzinger ha risposto a questa domanda, ancora attualissima, proprio in "Introduzione al cristianesimo", un libro che tutt'ora risulta essere tra i più venduti tra le pubblicazioni cattoliche.

Mons. Livi, nella prefazione alla pubblicazione di Radaelli, ha scritto: "Ritengo che sia indispensabile, nell’attuale congiuntura teologico-pastorale, tener conto di quanto ha esaurientemente dimostrato Enrico Maria Radaelli nel suo ultimo lavoro, ossia che l’egemonia (prima di fatto e poi di diritto) della teologia progressista nelle strutture di magistero e di governo della Chiesa cattolica si deve anche e forse soprattutto agli insegnamenti di Joseph Ratzinger professore, che mai sono stati negati e nemmeno superati da Joseph Ratzinger vescovo, cardinale e papa". Ma quali sono questi punti "contestati"? La nozione di base di "cristianesimo" stessa, che per i teologi in questione sarebbe intrisa da schemi kantiani, è criticata apertamente. Ecco, poi, il riferimento di Livi al Vaticano I: le critiche all'opera di Benedetto XVI sarebbero necessarie "perché ormai il fondamento dell’atto di fede non è più, come insegnava il Vaticano I, l’autorità di Dio", bensì "l’uomo stesso, il quale ha voluto costruirsi un’idea di Dio che soddisfi le proprie esigenze spirituali". Il Concilio Vaticano II, insomma, accomunerebbe Bergoglio, Ratzinger il cardinal Martini all'interno di questo processo di svilimento dottrinale.

Per i "guardiani della rivoluzione", cioè per i sostenitori della bontà dell'operato di Papa Francesco, questo attacco dimostra definitivamente qual è il vero obiettivo dei tradizionalisti: l'intero insieme di progressi dottrinali stabiliti dal 1965 ad oggi.

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