Coronavirus

Dall'affidabilità al green pass: cosa c'è da sapere sui test salivari

Test salivari a tappeto per spegnere sul nascere eventuali focolai negli ambienti scolastici: ecco come funzionano e tutte le risposte alle domande più comuni

Dall'affidabilità al green pass: tutto quello che c'è da sapere sui test salivari

La parola d'ordine è diventata test salivari: se la scuola si prepara al rientro al grande stile, oltre alle vaccinazioni, anche con questi test che verranno effettuati ogni 15 giorni su un campione di classi, come ci siamo occupati di recente saranno anche validi per il rilascio del green pass.

Qual è l'obiettivo delle scuole

La corsa per raccogliere campioni salivari è presto detta: oltre ad essere facilmente gestibili sono soprattutto "altamente affidabili". "L’obiettivo è gravare il meno possibile sulle famiglie e allo stesso tempo garantire un monitoraggio efficace, uniforme su tutto il territorio nazionale, per controllare la circolazione del virus", ha affermato Anna Teresa Palamara, Responsabile del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. La speranza è che, nelle scuole, si possa avviare da subito per renderlo pienamente operativo in autunno quando il virus potrebbe circolare maggiormente rispetto alla stagione estiva. Ma cosa prevede questo piano di monitoraggio? "È basato su scuole sentinella primarie e secondarie (elementari e medie) individuate dalle Regioni. Un certo numero di studenti verranno sottoposti a test salivari periodici che poi verranno analizzati con la tecnica molecolare. L’organizzazione non dovrà gravare eccessivamente sulle famiglie", ha affermato l'infettivologa al Corriere della Sera. Ad esempio, nel Lazio avremmo sono previste alcune scuole sentinella dove saranno fatti test salivari ogni 15 giorni. "Parliamo di una platea di 30 mila studenti, il 66% a Roma, in modo da verificare eventuali contagi", ha detto ad Adnkronos Salute l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato.

Perché i test salivari sono meglio dei tamponi

Evitare lunghe file e snellire il meccanismo anche con l'invio a casa di dispositivi per il campionamento: ecco perché i test salivari si fanno preferire di gran lunga ai classici tamponi. Una volta raccolta la saliva, la provetta verrà inviata nei laboratori di riferimento. Ma c'è anche un'altra motivazione importante. "È stato scelto il metodo di campionamento salivare proprio perché il prelievo naso-faringeo, oltre che più invasivo, sarebbe stato più complesso. Sono stati scelti test della migliore qualità per ridurre al massimo il rischio di risposte di falsi positivi o falsi negativi. Vogliamo assicurare alla scuola la continuità didattica in presenza anche per gli alunni che, per età, tra 5 e 12 anni, non hanno accesso a vaccini pediatrici, non ancora disponibili", afferma l'infettivologa.

Cosa succede in caso di positività

Come accade quando si è positivi ad un tampone (molecolare o rapido), le stesse procedure saranno attivate dalle Asl di competenza anche nel caso dei test salivari: le linee guida che sono state utilizzate nell’anno scolastico precedente sono attualmente in fase di revisione. L'obiettivo è permettere agli studenti di frequentare la scuola con la massima tranquillità, "fermo restando che sarà necessario mantenere comportamenti individuali responsabili. Quindi indossare la mascherina chirurgica laddove non è possibile rispettare il distanziamento", sottolinea la Palamara.

Validi anche per il Green pass

Rispetto a poche settimane fa, il governo ha cambiato idea sull'utilizzo dei test salivari: grazie a due emendamenti approvati dalla Commissione affari sociali, c'è stato l'ok per il rilascio del certificato verde con esito negativo entro le 48 ore precedenti, esattamente come avviene per i tamponi. Attenzione, però: il test ritenuto valido sarà soltanto quello di tipo molecolare che cerca l'Rna del virus e richiede più tempo rispetto ai classici 15-20 minuti di quello rapido (antigenico), con una variazione di costi verso l'alto. Il test si basa sulla raccolta di saliva per rilevare la presenza di Covid-19 nell’organismo: non essendo invasivo, ne viene suggerito l’utilizzo a coloro che si sottopongono spesso a test per motivi di lavoro.

Quali sono i limiti

Una sensibilità compresa tra il 53% ed il 73% non è certamente infallibile e la sensibilità diminuisce dopo i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi. Non solo: il campionamento salivare, se non raccolto adeguatamente, può determinare difficoltà di lavorazione. "I test salivari hanno un’indicazione per situazioni nelle quali in poco tempo devi consentire a un numero elevato di persone di entrare in classe, in aereo o in treno", afferma Sergio Abrignani, professore ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare "Romeo ed Enrica Invernizzi" e membro del Comitato tecnico-scientico alla trasmissione 'Agorà Estate'. "Il tampone salivare ha senso per fare uno screening occasionale, ma non per il quotidiano. Dire che il tampone test salivare sostituisce il vaccino è sbagliato, non può essere un’alternativa", sottolinea.

In un lavoro dello Spallanzani che fa chiarezza su tutte le tipologie di test, si sottolinea che "i test antigenici e molecolari su campioni di saliva al momento difficilmente si prestano allo screening rapido di numerose persone in quanto richiedono un laboratorio attrezzato" ed il tampone molecolare rimane tutt'oggi il "gold standard" per la diagnosi.

"Gli altri metodi vanno utilizzati se non si dispone della possibilità di accedere al test molecolare classico, oppure per scopi diversi dal contesto diagnostico, quale la sorveglianza epidemiologica".

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