Che il «dieselgate» fosse destinato ad allargarsi di marchio in marchio era chiaro fin dal primo giorno della crisi Volkswagen, quando i mercati hanno iniziato a punire l'intero settore auto. Man mano che i contorni dell' affaire si definiscono, emerge però un nuovo nodo: il caso potrebbe mettere in discussione l'intera politica dell'auto ecologica della Ue. A partire da una semplice domanda che ciascun automobilista ha da oggi il diritto di porre alle istituzioni: ma perché mi obbligate a cambiare l'auto?
Dal 1992 Bruxelles ha iniziato a fissare gli «euro standard», secondo un meccanismo che ormai è familiare a ogni automobilista: a intervalli di qualche anno, l'Ue introduce nuovi limiti alle emissioni massime di inquinanti da parte delle auto, indicati con la dicitura «euro» seguita da un numero progressivo. Dal gennaio 1993 è stato vietato alle compagnie di vendere modelli al di sotto dei limiti denominati «euro 1» (e tutte le vetture precedenti sono finite in un «albo della vergogna» chiamato euro zero), nel 1995 è arrivato l'euro 2, e così via fino all'attuale euro 6.
Già da mesi però, diversi studi scientifici indipendenti (alcuni dei quali, paradossalmente, finanziati dall'Ue, come quelli dell'università di Urbino e del King's college di Londra), avevano cominciato a lanciare l'allarme sulla veridicità dei test di laboratorio sulle emissioni di certi inquinanti. In questa stessa pagina trovate la descrizione di una lunga serie di trucchi di uso comune per gabbare i test (peraltro non svolti da autorità di sicura indipendenza). Il metodo Volkswagen, dunque, è solo il trucco più sofisticato e clamoroso, adottato per fare i conti con una politica americana che stranamente non rispetta il protocollo di Kyoto ma ha imposto livelli bassissimi, di molto inferiori agli standard europei, per le emissioni di questi ossidi, i cosiddetti Nox, sospettati di causare danni polmonari. Una politica forse troppo rigida, che rischia di mettere fuori gioco i motori diesel, molto efficienti per consumi ed emissioni di altri tipi. Altri studi dimostrano che le vetture, fuori dai laboratori non rispettano nemmeno i più blandi limiti europei.
E, infatti, la diffusione di queste sostanze nell'aria non è calata come ci si aspettava. Ed ecco tornare il dubbio iniziale, cioè come si giustifica l'obbligo di cambiare auto imposto a milioni di consumatori per stare al passo con standard europei teorici, perché non rispettati dalle compagnie, ma vincolanti per i consumatori, pena non poter entrare nei centri urbani. Negli anni passati poi, il cambio dell'auto è stato anche incentivato con decine di milioni di euro pubblici.
Forzarci a comprare auto nuove ha fatto guadagnare le aziende, almeno finché limiti troppo severi non hanno richiesto tecnologie dispendiose. Altro che Volkswagen: è un'intera classe politica europea che deve spiegare se questo meccanismo ha, o ha mai avuto, veri effetti sull'ambiente. O se è stato solo marketing . Pagato dai cittadini.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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