Una via per Almirante, Pd e Anpi si ribellano: ​"Fu complice di eccidio"

La richiesta a Grosseto di un consigliere leghista. Pd, Rifondazione e Anpi si scagliano contro l'ex leader del Msi: "Complice di strage nazista"

Una via per Almirante, Pd e Anpi si ribellano: ​"Fu complice di eccidio"

Non ne vogliono sapere. Pd, Rifondazione comunista e l'Anpi si oppongono ad una via intitolata a Giorgio Almirante. La richiesta è stata presentata da un esponente della Lega Nord, ma secondo la variopinta galassia della sinistra Almirante è stato complice di un eccidio nazifascista in Maremma. E quindi non si può fare.

Come racconta ItaliaOggi, il sindaco della città, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che è stato eletto nel 2016 col centrodestra, ha ricevuto sulla sua scrivania la richiesta del consigliere leghista Mario Lollini di intitolare una via all'ex leader del Movimento Sociale Italiano. D'accordissimo quelli di Fratelli d'Italia, che per voce di Andrea Danubi ricordano come "Almirante s' è guadagnato sul campo i galloni di democratico, guidando un partito in anni difficilissimi con grande senso di responsabilità".

Ma il Pd non ci sta. Il capogruppo in consiglio a Grosseto, Manuele Bartalucci, sostiene che "né l' antisemitismo, né la partecipazione attiva al fascismo repubblicano sono mai stati oggetto di un ripensamento da parte sua, neppure nel dopoguerra". E Rifondazione non è da meno, visto che considera quella del leghista una "provocazione da non prendere in considerazione". E visto che l'odio contro Almirante non si è ancora spento, pure l'Anpi si dice contraria alla strada in onore del leader del Msi: "Almirante è stato complice del più efferato eccidio nazifascista perpetrato in Maremma - dicono i partigiani - ovvero l' eccidio dei minatori alla Niccioleta del 13 giugno 1944, in seguito a un manifesto affisso in tutti i comuni della provincia di Grosseto, firmato proprio da lui. Almirante, dal 1938 al 1942, collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.

Con questa rivista s' occupò di far penetrare in Italia le tesi razziste provenienti dalla Germania nazista con tutta la prosopopea di essere razzisti italiani. I grossetani dissero di no, e gli antifascisti lo sostengono anche oggi".

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