Amatrice, il vescovo punge i politici: basta rinvii L’allarme per i bambini: "Ancora tra le macerie"

Amatrice, il vescovo punge i politici: basta rinvii L’allarme per i bambini: "Ancora tra le macerie"

Rinascita, Comunità, Impegno, Ricostruzione. Sono le parole da contrapporre a Macerie, Ferite, Rassegnazione, Colpa, Dolore. Monsignor Domenico Pompili le sceglie con cura perché anche da quelle parole i cittadini di Amatrice dovranno trarre la forza per ricominciare, guardando avanti. Un cammino doloroso e complesso così come appare ancora ad un anno da quella terribile scossa che è costata la vita a 239 persone. Ciascuna di loro è stata ricordata con altrettanti rintocchi alla stessa ora della scossa del 24 agosto alle 3 e 36 minuti. In una cerimonia di commemorazione che ha ripercorso anche la storia di chi ha perso la vita quella notte. Poi la messa celebrata dal vescovo di Rieti ad Amatrice, alla quale hanno preso parte anche il premier Paolo Gentiloni ed il sindaco di Roma Virginia Raggi. Monsignor Pompili si è rivolto anche a loro alle istituzioni, troppo spesso latitanti. «Rinviare non paga mai. Neanche in politica, perché il tempo è una variabile decisiva. La ricostruzione è vera quando evita frasi fatte: ricostruiremo com’era, dov’era - ammonisce Pompili- Ricostruire è possibile. Ma non l’identico, bensì l’autentico. L’identità di un borgo storico è sempre dinamica e la storia non torna mai indietro». Per andare avanti occorre rimuovere le macerie e tocca al combattivo sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ricordare ancora una volta che ci sono colpevoli ritardi con precise responsabilità. «Al di là delle polemiche facili, il vero problema, il grave errore è stato nella rimozione e nello smaltimento delle macerie attacca Pirozzi- E la responsabilità è dell’ assessore della regione Lazio. In una situazione come questa, un ritardo di oltre due mesi è la differenza tra la vita e la morte psicologica delle persone». E Pompili nella sua omelia avverte che «per rinascere non basteranno eroi solitari» sottolineando che «è la fuga dalla propria quota di impegno, infatti, che lascia le macerie dove sono; impedisce di ritornare; abbandona i più. Qui non si tratta di attribuire colpe a qualcuno o distribuire medaglie a qualcun altro, ma di fare quello che ci spetta». E se è vero che i lavori per la realizzazione delle soluzioni abitative di emergenza, le casette di legno, nelle regioni colpite dal terremoto lo scorso anno proseguono, ( quelle consegnate ad Amatrice sono 373) è pure vero che le famiglie terremotate continuano a vivere «in emergenza». Telefono Azzurro denuncia la sofferenza dei più piccoli. «Hanno bisogno di ascolto e di supporto, vedono solo camion e macerie, mentre loro tutti hanno bisogno di case, scuole sicure, spazi di aggregazione e campo gioco, vedere rinascere il loro paese, percorrere le strade e riaprire i negozi -dicono da Telefono Azzurro- Hanno bisogno di una vita normale che sta diventando per loro un sogno, più che un bisogno».

E anche Save the Children segnala come la gran parte dei bambini delle zone terremotate si appresti a cominciare l’ anno scolastico in strutture ancora provvisorie perchè ancora oggi il 34 per cento degli edifici è inagibile

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