Cronache

Come funziona la cura italiana che neutralizza davvero il virus

In attesa dei risultati del vaccino italo-inglese e dei test allo Spallanzani, alcuni ricercatori italiani stanno mettendo a punto una nuova cura, più veloce ed efficace con gli anticorpi, purificati e prodotti laboratorio. "Minor tempo per sperimentazione e produzione". La cura ricalca il principio della terapia al plasma

Come funziona la cura italiana che neutralizza davvero il virus

Nel mondo, l'Italia è in prima linea per la ricerca e sviluppo del vaccino vincente, quello che potrà bloccare definitivamente l'avanzata del Covid-19: tra l'italo-inglese già in fase di sperimentazione nel Regno Unito ed i test allo Spallanzani su quello totalmente made in Italy, spunta una nuova ipotesi grazie alle nostre eccellenze e riguarda una cura diversa a base di anticorpi creati appositamente, potenzialmente più veloce ed efficace del classico vaccino.

Un' "iniezione di anticorpi"

Se in Olanda ne hanno già annunciato lo sviluppo, sul fronte dello ricerca anche l'Italia va a passi spediti: si stanno sviluppando gli anticorpi in grado di inibire l'infezione nelle cellule. "È la strada giusta ed è quella che stiamo cercando di percorrere anche noi che abbiamo sviluppato un anticorpo grazie alla collaborazione di partner internazionali", riferisce Giuseppe Novelli, genetista all'Università Tor Vergata di Roma, alla guida di un progetto internazionale per la ricerca di un anticorpo monoclonale in grado di neutralizzare il Sars-CoV2.

Come funziona la cura

In pratica, si svilupperebbero anticorpi in laboratorio del tutto simili a quelli estratti con la terapia al plasma di cui oggi tanto si parla, prelevati dal sangue dei pazienti guariti al Covid-19. "Anche gli esperimenti col plasma dei guariti, come quelli effettuati a Pavia e a Mantova, vanno in questa direzione. Il principio è lo stesso solo che noi usiamo anticorpi purificati e prodotti in laboratorio", spiega Novelli.

La scienza può darci più di una mano, se è vero che gli anticorpi prodotti naturalmente dal nostro corpo possono addirittura essere ricreati in laboratorio. "Con il nostro gruppo di ricerca, insieme a quello del professor Pandolfi a Boston e a quello dell'Università di Toronto, abbiamo al momento due anticorpi monoclonali che stiamo cercando di testare e che vorremmo sperimentare anche in Italia in fase clinica insieme a Canada e India - afferma il ricercatore - Questo approccio prevede la sintesi di anticorpi che sono in tutto simili a quelli umani e che possono essere usati nella terapia dell'infezione".

Sviluppo più veloce del vaccino

Un altro aspetto positivo è che, a differenza del vaccino, lo sviluppo di anticorpi avverrebbe in tempi molto più brevi. "Ci vuole minor tempo per la fase di sperimentazione clinica e minor tempo per la produzione", dice Novelli, "mentre il vaccino è un'opzione più a lungo termine. È più complicato da produrre e serve per la prevenzione a livello globale", afferma al Messaggero.

La terapia al plasma

A proposito di anticorpi, per il momento sta avendo tantissimo successo la terapia al plasma che si sta utilizzando in alcuni ospedali del Nord Italia e ancor di più al Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove un macchinario utilizzato per malattie renali è stato "trasformato" per isolare gli anticorpi dei pazienti guariti tramite una cannula che prende il sangue, lo passa attraverso questo macchinario che lo restituisce privato degli anticorpi, bloccati da un filtro speciale. L’estrazione dura circa due ore ed è praticamente indolore per il paziente donatore. I primi risultati sono molto incoraggianti: nessun effetto collaterale a chi si è sottoposto a questa procedura.

"Primi al mondo" - "Calma"

Intanto, la giornata di ieri ha visto un tassello in più per la produzione di un vaccino made in Italy: Luigi Aurisicchio, amministratore delegato di Takis, ha riferito che gli anticorpi generati nei topi dal loro vaccino funzionano. "Per quanto ne sappiamo, siamo i primi al mondo ad aver dimostrato la neutralizzazione del coronavirus da parte di un vaccino" afferma, ma allo Spallanzani restano cauti.

"Sulla base dei dati sinora disponibili l'Istituto, per quanto a propria conoscenza, ritiene che non sia possibile giungere a conclusioni di qualunque natura sull'efficacia del potenziale candidato vaccinale", afferma l'Istituto in una nota.

Commenti