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Arcuri strapaga persino i like

Mai più spargere denari a fondo perduto, ha detto Draghi. Se intendeva mai più perdere fondi sprecandoli malamente, Domenico Arcuri si deve preoccupare

Arcuri strapaga persino i like

Mai più spargere denari a fondo perduto, ha detto Draghi. Se intendeva mai più perdere fondi sprecandoli malamente, Domenico Arcuri si deve preoccupare. L'ultimo caso è la pagina Facebook dell'app Immuni che riesce nel miracolo di essere meno efficace dell'app stessa, ormai caduta nel dimenticatoio.

Arcuri ha affidato l'appalto per la gestione della pagina Facebook a Zenith Italy, società del gruppo Publicis. Il budget non è trascurabile, sostiene un'inchiesta de L'Espresso: 40.720 euro, non male per una semplice pagina Facebook. Eppure i risultati paiono risibili rispetto ai mezzi in campo: i like raccolti attraverso la promozione della pagina attualmente sono poco meno di 19mila. Bazzecole se raffrontati al fatto che l'app, pur ben lontana dagli obiettivi prefissati, è stata comunque scaricata da oltre dieci milioni di italiani e pubblicizzata anche in tv e sui giornali.

«Il costo di due euro a like - commenta Davide Dal Maso, social media coach - è insensato. La media di mercato è 30 centesimi. Che scendono facilmente anche a 20 centesimi a fronte di un marchio che ormai molti conoscono. In più i contenuti della pagina non sembrano all'altezza». Innanzitutto la frequenza dei post: l'ultimo risale a ieri, quello precedente all'1 febbraio. Mediamente uno ogni dieci giorni. Con una lunga pausa di quasi un mese a Natale.

Per non parlare della curiosa avvertenza che «la pagina e le conversazioni sono presidiate 7 giorni su 7, dalle 9:00 alle 19:00». Un «orario da ufficio» che stona con l'uso di Facebook, che non chiude mai ed è comunque molto usato la sera.

I commenti ai post riflettono la qualità della pagina: valanghe di commenti negativi anche pesanti. E, guarda caso, è stato rimosso il tasto «recensioni». La gestione Arcuri è riuscita a mettere in fuga anche i fan. Tra i commenti c'è quello di un utente che si qualifica avvocato e ha come immagine il logo «Io uso Immuni». Ma il suo commento è inferocito: «Mi ha deluso, la disinstallo».

Del resto a deludere non è solo la pagina Facebook ma l'app, la cui tecnologia tutto sommato funziona, ma non è accompagnata da un'infrastruttura in grado di supportare gli utenti. Risultato: segnalazioni a picco, download a rilento e generale sfiducia. Come già aveva rilevato Il Giornale, a fronte di 400mila attualmente positivi al Coronavirus, Immuni ne rileva appena 10mila. Fosse così altro che zona gialla, la pandemia sarebbe finita. L'ulteriore spesa di 677mila euro per affidare la gestione del call center di supporto all'app affidandolo alla coop rossa «Acapo» non pare aver migliorato la situazione.

Chissà cosa ne pensa Draghi.

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