"Armi e sangue". Ecco come la 'ndrangheta arruola i bimbi-soldato

Il racconto choc del pentito calabrese Luigi Bonaventura, ex esponente di spicco delle cosche crotonesi, che dal 2005 è diventato collaboratore di giustizia

"Armi e sangue". Ecco come la 'ndrangheta arruola i bimbi-soldato

La longa manus della malavita non si fa scrupoli, nemmeno di fronte alla tenera età di quelle vite che, per comodo, si premura di indottrinare. Fin dall’infanzia. Luigi Bonaventura, classe 1971, è un ex affiliato della 'ndrangheta, avendo ricoperto per anni un ruolo di spicco all’interno delle cosche crotonesi: è stato infatti reggente dell'omonima cosca 'ndranghetista dei Ciampà-Vrenna-Corigliano-Bonaventura, operante nel territorio di Crotone. Nel 2005 si è pentito, diventando un collaboratore di giustizia. E oggi, in un’inchiesta del Corriere della Sera, racconta come si nasce, o meglio si diventa, 'ndranghetisti.

"Si cresce in famiglie che ti inculcano la subcultura mafiosa. Padri e zii ti indottrinano al culto della famiglia ‘ndranghetista", racconta, spiegando dunque il come: "Cominciano portandoti le armi in casa, insegnandoti a pulirle, a maneggiarle, a caricarle e magari ti fanno ripetere il ‘giochino’. Poi ti fanno vedere i fucili da assalto e tu che sei piccolo ne rimani affascinato. Assisti a perquisizioni, agli arresti, ti insegnano a disprezzare le forze dell’ordine. Sono tutte cose che alla fine, da bambino, ti condizionano e ti segnano la vita".

Luigi Bonaventura non aveva ancora compiuto i dieci anni di età quando prese in mano, per la prima volta, una pistola. E come tanti-troppi altri è stato un bambino soldato della ‘ndrangheta. Non solo armi, ma anche – per non dire soprattutto – il sangue. Già, perché il pentito racconta come sempre da piccolo veniva non di rado accompagnato in gita speciale al macello degli animali. La ragione di questa crudeltà? "Avere confidenza con il sangue". Bonaventura ricorda: "All’epoca io queste cose non le capivo, poi da grande ho compreso che era un modo per farmi prendere dimestichezza con la morte".

Oggi l’ex mafioso, insieme alla moglie, come spiega sempre Corsera, ha dato vita a un’associazione che offre sostegno ai collaboratori e testimoni di giustizia. Inoltre, è al lavoro per mettere in piedi un’Organizzazione non governativa ("Stop mafia’s children soldiers"). finalizzata alla difesa dei minorenni che, come lui, nascono e crescono in ambienti mafiosi.

"Noi collaboratori di giustizia abbiamo portato via i nostri figli dai tentacoli dei clan. Loro fanno una vita di sacrifici, che non hanno scelto, rischiando la vita per gli errori che noi abbiamo commesso e subendo una serie di disfunzioni e difficoltà", racconta infine Luigi Bonaventura.

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