Un attivista precipita dal traliccio ma i No Tav accusano la polizia

Espropri al cantiere: un militante in coma dopo il gesto dimostrativo annunciato in diretta via radio. Gli antagonisti: "Luca è un eroe, l’hanno fatto cadere gli agenti"

Un attivista precipita dal traliccio ma i No Tav accusano la polizia

«Gliel’ho fatta sotto il naso», gongolava al telefono con Radio Black out, l’emittente dei No Tav. Era troppo sicuro di sé, Luca Abbà, 37 anni, uno dei leader della protesta contro l’alta velocità ferroviaria in Val Susa. Ieri mattina, con l’inizio degli scavi per allargare il cantiere di Chiomonte, è ripresa anche la guerriglia. L’anarchico ha pensato di arrampicarsi su un traliccio dell’alta tensione a qualche centinaio di metri dallo presidio di polizia ai piedi della piccola e impervia Val Clarea. L’ennesima sfida alle forze dell’ordine, schierate a protezione dei lavori da luglio, quando scoppiarono scontri sanguinosi per i quali lo scorso mese è stata decisa una raffica di arresti.
«Mi sono arrampicato dopo essere sfuggito ai controlli – dice nella drammatica telefonata dopo aver piantato una bandiera No Tav a metà ponteggio - sono riuscito a svicolare. Mi guardavano attoniti. Adesso sono qua a dieci metri d’altezza, all’altezza dei cavi. Vedo sotto i rocciatori che si preparano con le corde. Vediamo un po’ quanto riesco a resistere. Sono pronto ad appendermi ai fili della corrente. Adesso attacco perché sta salendo un rocciatore, devo attrezzarmi per difendermi».
Pochi secondi dopo Abbà è precipitato al suolo, folgorato da una violenta scarica elettrica che gli è entrata nel braccio destro uscendo dalla gamba destra. Un elicottero l’ha trasportato al Cto di Torino, dove è ricoverato in coma farmacologico. «Traumi da caduta e ustioni gravi da folgorazione», dice il referto. In serata il dottor Maurizio Berardino, direttore del reparto di terapia intensiva, ha spiegato che Abbà reagisce bene le cure ma occorreranno alcuni giorni per valutare gli effetti provocati dalla scarica sugli organi interni. Per Berardino, «si potrebbe ben sperare, ma dire di più, come che sia fuori pericolo di vita, è errato e prematuro. È comunque positivo il fatto che molto probabilmente il rene funziona e che quindi non si debba intervenire con la dialisi, né con interventi di chirurgia plastica interni».
Le otto erano passate da poco, faceva freddo in quella valle laterale della Val Susa che sbocca sotto l’autostrada del Frejus. I fermo immagine delle riprese effettuate dalla polizia raffigurano Abbà imbacuccato che si inerpica sul traliccio, uno zainetto nero in spalla. Altri scatti immortalano l’anarchico seguito, qualche metro più sotto, da una persona con tuta e passamontagna scuri. Abbà che pianta la bandiera, che si volta verso gli amici ai piedi dell’impalcatura metallica alzando al cielo il pugno sinistro chiuso, che cerca di issarsi proprio nel punto in cui passano i fili dell’alta tensione.
La procura ha aperto un’inchiesta affidata al pm Giuseppe Ferrando. Secondo la questura di Torino, sembra che dopo la telefonata con Radio Black out, immediatamente rilanciata su internet, l’anarchico sia salito ancora superando l’altezza di sicurezza e ignorando l’ordine di mettersi al sicuro impartito da basso. A quel punto è intervenuto il nucleo rocciatori della polizia. Un dimostrante è stato fatto avvicinare al traliccio per invitare il compagno a scendere. Sono stati gli stessi agenti a soccorrere Abbà. Nel pomeriggio Alberto Perino, uno dei capi della protesta in Val Susa, ha aperto una vergognosa polemica sulla tempestività degli interventi, smentito da Danilo Bono, direttore del dipartimento di emergenza del 118: «Fortunatamente l’uomo è stato soccorso in tempi rapidi. La prima telefonata è arrivata alle 8,34, l’elicottero è arrivato alle 8,53 e l’ambulanza alle 8,55. Il ferito è giunto al Cto alle 10.11».
Proprio Perino è stato uno di quelli che ha maggiormente acceso gli animi. Mentre in tutta la valle si moltiplicavano i blocchi stradali e gli scioperi nelle aziende metalmeccaniche indetti dalla Fiom, in un’assemblea a Chianocco il «pasionario» valsusino ha definito l’incidente «un’azione poliziesca di uno stato fascista. Luca è un eroe e, sia chiaro, l’ha fatto cadere la polizia. Quello che è successo è un’infamia».

Perino ha garantito che la protesta non si fermerà, anzi: «Quel che faremo lo scoprirete quando l’avremo fatto. E vi invito a leggere tutte le forme di protesta non violenta proposte da Gandhi: scoprirete cose che non vi aspettate», ha detto ai giornalisti.

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