Coronavirus

Bari, la protesta dei detenuti: lenzuola incendiate dietro le sbarre

Su 440 detenuti, solo quindici agenti di turno. Il responsabile del Sappe Puglia: "C'è il problema della sicurezza".

Bari, la protesta dei detenuti: lenzuola incendiate dietro le sbarre

Anche nel carcere di Bari la rivolta dei detenuti si è fatta sentire. Tanti i video che girano sui social e dalle immagini è chiaro come anche dietro le sbarre la paura di ammalarsi c'è ed è tanta.
Le grida dei carcerati si sentono dalla strada, c'è chi fa rumore contro le inferriate delle finestre, c'è chi dà fuoco a qualcosa che poi lancia dalla finestra. La protesta è scoppiata ieri in tarda serata contro il provvedimento del governo in materia di misure anti-coronavirus che ha sospeso l'ingresso dei familiari nel penitenziario fino al 22 marzo prossimo.

Contestualmente, davanti all'ingresso dell'istituto di pena, alcuni parenti dei detenuti hanno bloccato la strada ed è stato necessario l'intervento degli agenti di polizia per cercare di riportare la calma almeno tra i famigliari dei carcerati.
"Metteteli ai domiciliari, ma almeno sono a casa. Ci sono celle con sette persone dentro, non possono neanche respirare" gridano disperate le mogli dalla strada, in Corso Alcide De Gasperi. Pare che la protesta sia nata prima fuori, da parte dei parenti dei detenuti, e poi dentro.

"Ieri la rivolta ha toccato tutta la Regione Puglia e ci sono state grandi tensioni. La prima a Foggia, poi nelle carceri di Lecce, Bari e Taranto. Gli scontri più duri sono stati a Foggia e a Taranto." dichiara a ilGiornale.it Federico Pilagatti, responsabile del Sappe della Puglia, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.

Come ha dichiarato l'agente, "Sospendere i colloqui è una cosa insensata. Si potrebbero ridurre le visite ad un solo famigliare. Nelle carceri ogni giorno entrano centinaia di persone (a seconda della grandezza dell'istituto di pena) tra avvocati, poliziotti e sanitari, quindi i detenuti vengono a contatto con persone provenienti dall'esterno.".
Inoltre, ritorna il problema della sicurezza. "Ieri con quattrocentoquaranta detenuti nel carcere di Bari e una protesta in atto erano di turno circa quindici agenti di polizia penitenziaria. Se davvero i detenuti avessero voluto, avrebbero potuto fare un'evasione di massa", ha dichiarato, ancora, Pilagatti.

"Bruciano tutto, gridano 'amnistia e polizia bastarda'. Adesso basta, lo Stato si faccia sentire." commenta il deputato pugliese della Lega, Rossano Sasso, su Facebook.

"È vergognoso - scrive, intanto, in una nota il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria - che in un momento così delicato per il nostro paese questi delinquenti a cui si è concesso di tutto e di più , si comportino in questa maniera tragica.".
Come ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera, Mauro Palma, garante nazionale dei detenuti, il blocco degli incontri diretti "può avere un senso se nel frattempo l'amministrazione penitenziaria si impegna perchè siano realmente sostituiti con i colloqui a distanza" magari "con i collegamenti via skype", i quali però "devono essere estesi a tutti e non riservati ai circuiti della media sicurezza" come avviene adesso.

"Anche i reclusi in alta sicurezza devono averli", ha specificato Palma, secondo il quale pure "l'aumento delle telefonate, sempre in sostituzione delle visite, deve essere non solo nel numero delle chiamate, ma anche nella durata".

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