Cronache

Le barriere anti-migranti sono di sinistra

Nessuno sa davvero come gestire la grande migrazione. Ma tutte le barriere anti immigrati sono di sinistra

Le barriere anti-migranti sono di sinistra

I muri sono rossi di ipocrisia. Nessuno sa davvero come gestire la grande migrazione, la fuga dalla guerra e dalla fame, i traffici dei traghettatori di popoli, gli spacciatori di finte speranze, gli infiltrati del terrorismo. Nessuno lo sa perché i flussi sono ormai biblici. Non lo sa soprattutto l'Europa, che per troppi anni ha finto di non vedere. Non lo sanno le forze politiche, che però una cosa la capiscono ed è l'unica che alla fine sta loro a cuore: gli elettori hanno paura e non si fidano dei governi. Non è questione di razzismo. È che in questo momento storico gli europei si ritrovano a fare i conti con fenomeni veramente macroscopici, una crisi economica che non finisce mai, l'incertezza totale sul futuro e un nemico invisibile che ti ammazza nei luoghi della vita quotidiana. La politica a tutto questo ha risposto in due modi: c'è chi ha detto che il problema c'è e cerchiamo di risolverlo e chi ha fatto finta di nulla. I primi sono stati chiamati populisti, i secondi brava gente o anime belle. L'unica cosa certa è che l'Europa per tamponare quella che ormai è un'emergenza continua chiude i confini e costruisce muri. Non è la soluzione migliore ma è l'unica trovata in fretta per non far crollare tutto. È di solito quello che succede quando per anni ci si rifiuta di vedere quello che sta accadendo. Adesso con un minimo di onestà sarebbe opportuno riconoscere che la politica di ignorare le conseguenze delle migrazioni è stata stupida. Sì, stupida e sciagurata, come in tutti i casi in cui si preferisce rinviare un problema invece di affrontarlo. Allora i populisti sono spesso, e purtroppo, delle cassandre, gli altri sono semplicemente degli ipocriti. Tutta gente con la maschera pulita e la coscienza sporca.

Il muro sul Brennero, quello che divide l'Italia dall'Austria, è messo su filo spinato dopo filo spinato dal cancelliere Werner Faymann, un signore in giacca e cravatta socialdemocratico. Lo stesso che ha chiuso le porte verso la Slovenia. Uno che quando si tratta di salvare la propria poltrona lascia in soffitta le belle parole e blinda i confini, senza neppure avvertire i sudtirolesi, italiani per cittadinanza e austriaci per Dna e vocazione. E per spiegare la scelta si arrampica su quattro parole: «Il management di confine al Brennero e le nuove misure legislative sul diritto d'asilo non sono auspicabili, ma necessari e giusti». Da notare: non lo chiama «muro», ma «management di confine».

È la stessa ipocrisia di Stefan Löfven, premier e leader del Partito socialdemocratico dei lavoratori della tollerante Svezia, che a un certo punto ha deciso di rispedire indietro 80mila profughi: «Sono troppi. Accoglieremo bimbi siriani solo in casi eccezionali». Cinici e furbi. Come le ruspe del francese Hollande nella «giungla» dei disperati di Calais. Altro che destra xenofoba.

La regola sottaciuta delle anime belle è sempre la stessa: quando i migranti sono un problema imbarazzante, la sinistra chiude subito le porte.

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