L'appello di Berlusconi: "Basta liti nel centrodestra"

Il Cavaliere: "Salvini e Meloni, la concorrenza è utile se non mina l'unità. Ora la priorità dev'essere far passare la riforma fiscale"

L'appello di Berlusconi: "Basta liti nel centrodestra"

«Non mi pento di nulla». È un titolo che evoca la celebre canzone-manifesto di Edith Piaf, «Non, je ne regrette rien», quello scelto da Fortune per la lunga intervista a Silvio Berlusconi, in edicola nel prossimo numero. Una lunga conversazione in cui il presidente di Forza Italia tocca tutte le questione calde dell'attualità politica, dal partito unico alle prospettive del governo fino alla competizione all'interno dell'area sovranista, utile soltanto a condizione che non diventi eccessiva.

«Da liberale non potrei mai pensare che la concorrenza e la competizione siano un male» dice Berlusconi, con riferimento al rapporto tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. «Servono a far crescere il fatturato politico, cioè i voti, ma anche a migliorare la qualità dell'offerta politica. Però la concorrenza non dev'essere eccessiva e non deve far perdere di vista che il popolo del centro-destra ci chiede di essere uniti». Una unità che dovrebbe concretizzarsi nella creazione di un partito unico. «Nelle democrazie mature di tipo anglosassone, le idee del centro e della destra democratica sono espresse da un solo partito, come i Repubblicani negli Stati Uniti o i Conservatori nel Regno Unito. Un partito nel quale convivono anime diverse e dove vi è una virtuosa competizione interna. Io credo che non sia un sogno quello di realizzare un partito simile anche in Italia. È il mio obiettivo finale, al quale penso fin dal 1994 e che oggi può finalmente trovare compimento. La pandemia ha cambiato molte cose ed è necessario che la rappresentanza politica si adegui al cambiamento. Noi possiamo farlo lo dico innanzitutto proprio a Salvini e Meloni riorganizzando la nostra metà campo in termini europei e occidentali».

Una novità che potrebbe regalare stabilità al nostro sistema. E che il Cavaliere da sempre sogna di lasciare come sua vera eredità politica. «Il giorno lontano nel quale dovessi lasciare la politica vorrei aver realizzato proprio questo: un grande partito del centrodestra unito, in competizione con un centrosinistra che avesse trovato un assetto stabile. Due forze politiche in grado di confrontarsi con rispetto reciproco, in condizioni di serenità, stabilità e sicurezza democratica. Perché questo avvenga bisogna che nel nostro centrodestra vi sia una forte anima liberale, cristiana, europeista, garantista. Quella rappresentata da Forza Italia, la cui funzione non verrà mai meno».

Berlusconi preferisce non entrare nel merito della corsa per il Quirinale, ma ha parole di grande elogio nei confronti dell'attuale capo dello Stato. «Il presidente Mattarella incarna al meglio il ruolo di autorevole garante delle istituzioni democratiche che gli assegna la Costituzione. Lo fa con la sapienza del giurista e la sensibilità dell'uomo delle istituzioni».

Nel capitolo dedicato al governo, Berlusconi conferma la sua stima verso il premier e insiste sulla necessità che la missione di risanamento non si interrompa. «Ha un compito fondamentale, quello di far uscire il Paese dalla peggiore crisi del dopoguerra. Lo abbiamo voluto per questo, sono stato io il primo a chiederlo, come soluzione eccezionale per tempi eccezionali. Deve finire il suo compito». Ma Berlusconi sembra prefigurare la possibilità che dopo l'esperienza a Palazzo Chigi, Mario Draghi possa restare al servizio dell'Italia. «Il Paese ha bisogno di competenze al massimo livello e il presidente Draghi per il suo stesso curriculum dà le massime garanzie di autorevolezza. Non a caso, del resto, sono stato proprio io, da presidente del Consiglio, a volerlo alla guida di Bankitalia e poi a imporlo in Europa alla guida della Bce».

«Un buon tecnico aggiunge al mensile fa scelte politiche e un buon politico deve avere competenza ed esperienza. Io stesso non sono un politico di professione, non mi sono mai sentito tale, nonostante da decenni abbia abbandonato il lavoro che amavo e nel quale ho avuto grandi soddisfazioni. Quello che auspico è che figure di alto livello professionale continuino a dare il proprio contributo al governo della nazione e che nello stesso tempo tornino le condizioni per governi espressione della volontà dei cittadini. Per prepararci, ho lanciato in vista del 2023 la proposta del Centro destra unito o Centro destra italiano».

«Sul piano economico» osserva Berlusconi «si vedono appena i primi timidissimi segni di ripresa e forse si tratta solo di un rimbalzo tecnico. In ogni caso il cammino per la ripartenza è ancora lungo. Dobbiamo utilizzare al meglio le risorse del Recovery plan, risorse ottenute a un livello elevato grazie all'impegno mio e di Tajani nei confronti del Partito popolare europeo». E la prima riforma da attuare sarà quella fiscale, con «una netta riduzione delle tasse per famiglie e imprese. Senza questo, l'Italia non potrà mai ripartire. Dobbiamo consentire alle imprese di tornare a fare utili e alle famiglie di risparmiare e di spendere, per fare riprendere investimenti, consumi e occupazione. Il nostro obbiettivo è la flat tax, ma siamo consapevoli che oggi, in questo Parlamento, non ci sono le condizioni per realizzarla».

C'è spazio poi per una riflessione retrospettiva sulle mosse fatte come imprenditore. C'è una scelta che non rifarebbe? «Non, je ne regrette rien è anche uno dei motti della mia vita. Mio padre mi ha insegnato a pensare alla vittoria della prossima partita, non alla sconfitta dell'ultima». Il Cavaliere non si sottrae quando gli viene chiesto se all'orizzonte possa profilarsi un nuovo Berlusconi. «Potrei dirle che esistono già parecchi nuovi Berlusconi, ho cinque figli bravissimi e quattordici nipoti fantastici. Ma staranno lontani dalla politica, la nostra famiglia ha già pagato alla politica un prezzo abbastanza pesante. Chi si affaccia oggi alla sfida dell'impresa ha davanti sfide basate soprattutto sulla tecnologia. Ma ci saranno nuovi bravi imprenditori, molto diversi da me». Infine il confronto-scontro tra Mediaset e Vivendi e quello tra personalità forti con Vincent Bollorè. «Non è mai stata una sfida personale. Io ho sempre creduto nelle sinergie nell'ambito della televisione e dell'audiovisivo. Il polo televisivo europeo è sempre stato un obiettivo.

Sono lieto che le incomprensioni siano state felicemente superate».

Chiusura sul calcio e sulla nuova avventura con il Monza: «Nel calcio di oggi una famiglia, per quanto benestante, non è più in grado di farsi carico degli enormi oneri che il calcio comporta. Devo però dire che in una dimensione diversa ho ritrovato nel Monza l'entusiasmo, la voglia di fare bene, il gusto di una nuova scommessa».

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