Coronavirus

Beffa rimborsi: online 1 secondo e sono già finiti

C'è di più nella vita che aumentare la velocità, diceva Gandhi.

Beffa rimborsi: online 1 secondo e sono già finiti

C'è di più nella vita che aumentare la velocità, diceva Gandhi. Ma ai tempi del governo Conte e dei bandi Invitalia la rapidità è fondamentale e se non corri alla velocità del suono non fai in tempo neppure a poggiare il piede sulla pista o a spingere il tasto «invio» sul computer.

Per il governo Conte è il giorno della grande beffa del «Click Day» e del budget lungo un secondo. Protagonista il Bando Impresa Sicura di Invitalia, società guidata dal commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, che - almeno in teoria - prevede il rimborso al 100% delle spese sostenute per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori con mascherine, guanti, detergenti, rilevatori di temperatura. Una promessa allettante trasformatasi in una cocente delusione con i fondi bruciati in meno di un minuto.

Il bando metteva a disposizione 50 milioni di euro. Una cifra evidentemente insufficiente considerando che le richieste delle aziende non ammesse ammontano a 1,2 miliardi. Ciascun richiedente può avere un rimborso pari a un massimo di 500 euro per addetto, fino a un massimo di 150mila euro, quindi un fondo importante per singola impresa. Alla prova dei fatti i fortunati beneficiari che sono riusciti in pochi decimi di secondo a presentare la propria richiesta prima dell'esaurimento dei fondi sono stati 3150 (circa 2900 entro il primo secondo), 191.024 sono invece le aziende rimaste a bocca asciutta. Una grande, frenetica lotteria giocata sul filo del millesimo, rispetto alla quale probabilmente alcuni dei partecipanti si sono attrezzati con strumenti informatici in grado di produrre tempi di risposta pressoché istantanei.

Sui social i commenti oscillano tra l'indignato e il caustico. «Sono risultato al numero 29.003 avendo cliccato dopo 14'». «Anch'io, sono finito oltre il 5300 con protocollo alle 9:00:01 e 4 decimi». «Ma non sarebbe più decoroso il sorteggio?». «Ogni forma di click day dovrebbe essere osteggiata da aziende e professionisti per palese mancanza di rispetto». «Criterio assurdo da Sarabanda». «Il click-day equivale a dire Non sono capace di eseguire una valutazione dei requisiti per stabilire una graduatoria per cui mi affido al caso». «Ci sono professionisti che han speso 3-4 ore di lavoro per compilare debitamente la domanda per poi venir scalzati perché il click è arrivato 1,046 secondi dopo l'apertura del bando».

Naturalmente il caso del bando Impresa Sicura ha riacceso le polemiche sulla gestione dell'emergenza da parte del governo e di Domenico Arcuri, peraltro pizzicato ieri in strada a Roma da Dagospia a parlare al telefono con la mascherina appesa a un orecchio. La voce degli industriali non ha mancato di farsi sentire, la più decisa è stata la Confindustria di Vicenza. Quanto accaduto è «una vergogna sia per la cifra, 50 milioni per la sicurezza di 17 milioni di persone che lavorano, sia per le modalità click day» attacca il presidente Luciano Vescovi. «Ho ricevuto le telefonate di decine di imprenditori imbufaliti per la presa per i fondelli che questo bando ha rappresentato. La prossima volta assoldiamo dei giocatori professionisti di videogiochi, perché qui è una questione di abilità e coordinazione occhio-mano, non certo di correttezza o qualità della domanda.

Non so se ha più alcun senso chiedere che il Sistema Paese ci stia vicino, neanche che non ci danneggi: siamo a livello per cui dobbiamo sperare che per lo meno non ci prenda in giro».

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