Critica Bergoglio e poi si dimette. Questa, in sintesi, la storia di Padre Weinandy, che sta circolando tra i siti tradizionalisti.
Ad annunciarlo è il Chatolic Herald che, in un articolo pubblicato stamani, racconta di come il sacerdote in questione abbia abbandonato la sua di posizione di consulente del Comitato USCCB sulla dottrina, contemporaneamente alla pubblicazione di una lettera in cui accusava Papa Bergoglio di promuovere un "crescente disagio" e una "confusione cronica" tra i cattolici. A conferma di tutto ciò, una nota del presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, il cardinale Daniel Di Nardo: "Come vescovi, riconosciamo la necessità di discussioni oneste e umili sulle questioni teologiche e pastorali" - Ha dichiarato il capo dei vescovi americani - "Dobbiamo sempre tenere in mente il "presupposto" di S. Ignazio di Loyola nei suoi esercizi spirituali:...che si supponga che ogni buon cristiano debba essere più desideroso di dare una buona interpretazione sull'affermazione di un prossimo piuttosto che condannarla". Il Padre, insomma, non sarebbe stato particolarmente accorto nei confronti del Papa.
Tra le critiche che Weinandy ha sollevato, c'è, soprattutto, quella per cui il Papa abbia una tendenza a promuovere quei vescovi troppo aperti nei confronti di chi non è di fede cattolica. Nello specifico, quelli che sosterrebbero chi ha opinioni contrarie alla fede cristiana. Gli stessi che poi difenderebbero queste stesse posizioni. Dopo essersi riunito con il Segretario Generale della Conferenza, si legge nell'articolo del Catholic Herald, Padre Thomas Weinandy, si è quindi dimesso con "efficacia immediata" dal suo ruolo nell'assise dei vescovi americani. Ma chi è questo Padre dimissionario?
Weinandy è un teologo che vive a Washington, nel Collegio dei Cappuccini, ed è un francescano. Papa Bergoglio lo ha nominato, nel 2014, membro della commissione teologica internazionale. Ha insegnato per anni prima ad Oxford, poi presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dopo essersi recato a Roma lo scorso mese di Maggio, si è convinto di dover scrivere una missiva al Papa sull' "inquietudine" presente nella Chiesa. Nel testo della lettera pubblicato qui, si legge: "Santità, una confusione cronica sembra contrassegnare il suo pontificato. La luce della fede, della speranza e dell'amore non è assente, ma troppo spesso è oscurata dall'ambiguità delle sue parole e azioni. Ciò alimenta nei fedeli un crescente disagio". Tre i principali elementi di critica presenti nel testo: il capitolo 8 di Amoris Laetita, il declassamento della "importanza della dottrina della Chiesa" e le già citate nomine vescovili. Poi l'accenno alla presunta emarginazione dei critici del Papa: "Molti vescovi stanno in silenzio perché desiderano essere leali con lei, e quindi non esprimono – almeno in pubblico; in privato è un’altra cosa – le preoccupazioni che il suo pontificato alimenta.
Molti temono che se parlassero con franchezza sarebbero emarginati o peggio". Frasi che forse non hanno tenuto troppo in considerazione l'esistenza di una gerarchia nella Chiesa e del previsto obbligo di fedeltà al Romano Pontefice.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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