Bertolaso: "La maschera di ossigeno è un'esperienza terribile"

Intervistato ad Omnibus, ricorda i momenti drammatici vissuti in ospedale, annuncia la prossima conclusione dei lavori del primo ospedale marchigiano anti-Covid e risponde alle polemiche sulla struttura realizzata nella fiera di Milano

Bertolaso: "La maschera di ossigeno è un'esperienza terribile"

Guido Bertolaso, intervistato durante la trasmissione "Omnibus" di La7, parla della realizzazione del progetto dell'ospedale anti Covid-19 delle Marche, torna sull'argomento di quello realizzato nella fiera di Milano e per il quale ancora non si spegne l'eco di forti polemiche, e ricorda l'esperienza personale di quegli attimi terribili vissuti durante il ricovero per la malattia.

"Sto bene ora, siamo in piena attività, siamo impegnati nella realizzazione di questo secondo Covid hospital in Italia nella regione Marche. Siamo in pieno della tabella di marcia, tra circa una settimana cominceremo a ricoverare i primi pazienti", annuncia. "L'obiettivo in questa fase è alleggerire tutti gli altri ospedali della regione Marche che sono impegnati nell'assistenza ai malati di Covid-19 e quindi non possono garantire altri tipi di assistenza sanitaria che normalmente dovrebbero assicurare a tutti i cittadini", aggiunge.

Una situazione che dovrebbe estendersi a tutte le regioni italiane. "Mi pare chiaro da quanto enunciato dal ministro Speranza e confermato dal presidente del consiglio. Quindi la regione Lombardia prima e quella Marche ora hanno anticipato in modo positivo e senza alcuna polemica quelle che sono state poi le giuste indicazioni del governo. Forse nelle regioni più colpite potrebbe anche essere necessario programmare la realizzazione di più di un ospedale anti Covid", suggerisce.

C'è spazio anche per tornare sulle polemiche legate all'ospedale realizzato alla fiera di Milano, definito "cattedrale nel deserto" e vero e proprio spreco di denaro. "Mi sarebbe facile scaricare le responsabilità sui rappresentanti addetti alla sanità di quella regione. A noi non era stato chiesto di gestire la struttura ma solo di costruirla cosa che, nonostante la mia malattia, abbiamo fatto in collaborazione con tutti. Poi era compito di strutture sanitarie locali quello di organizzare medici e infermieri e trasferire i malati dagli altri ospedali dove ci fosse un ingolfamento delle terapie intensive", dichiara ancora Bertolaso."Poi per fortuna nel frattempo è accaduto che il picco epidemico del Covid anche in Lombardia si è stabilizzato e c'è stata una riduzione: così si sono liberati molti posti in terapia intensiva anche da destinare ad altre patologie. Quando sono stato chiamato intorno al 15 di marzo, tuttavia, non era ancora così. Nulla vieta di svuotare altri ospedali ancora con pazienti affetti da Covid per trasferirtli nella struttura della Fiera e ottimizzare il tutto. Se non lo vogliono fare è una decisione loro", ribadisce.

La giornalista domanda se altri abbiano richiesto il suo intervento, e Bertolaso replica così: "Sono in tanti che mi cercano spesso, specie presidenti delle Regioni. Sono contento e orgoglioso per quanto fatto per il mio Paese, ma sono convinto che non ci sia bisogno solo di Guido Bertolaso", esordisce."Ho anche suggerito al presidente delle Marche di contattare il ministro della salute Speranza e quello degli affari regionali Boccia e i commissari Arcuri e Borrelli. Prendete una macchina, da Roma fino a qui ci arrivate in 2 ore. Venite a vedere quello che stiamo realizzando, valutate progetti, costi e tempistica e fatelo. I soldi per questo genere di interventi ci sono, lo devono fare loro, non serve Bertolaso", aggiunge.

Un'ultima nota sul dramma della malattia, vissuto in prima persona. "Guardi, questa è una malattia terribile, veramente perfida. Nel 70-80% dei casi quasi passa inosservata, per altri si supera rapidamente. Ma sono tanti quelli a finire in ospedale e in terapia intensiva e anche peggio in rianimazione. È un'esperianza che non auguro a nessuno", ricorda.

"C'è la grande ansia di vedersi piazzare in faccia, se sei fortunato, questa maschera che ti stringe fortissimo intorno alla testa, come se dovessi fare un'immersione subacquea ma senza stare solo mezzora/un'ora, ma 24 ore, facendo fatica sia ad inspirare l'ossigeno che ad espirarlo. Perchè questa fatica serve anche a far riaprire i polmoni colpiti da questa polmonite interstiziale. Un'esperienza drammatica", conclude.

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