Cronache

Bologna, la verità degli agenti: ​"Così i collettivi ci hanno bersagliato"

Sinistra Italiana e Cua contestano il blitz ordinato dal questore: "Inammissibile". Un poliziotto che ha partecipato allo sgombero: "Hanno lanciato di tutto"

Bologna, la verità degli agenti: ​"Così i collettivi ci hanno bersagliato"

C'era anche lui giovedì sera nella squadra di poliziotti che ha sgomberato la biblioteca della facoltà di Lettere dell'Università di Bologna. Paolo, il nome è di fantasia per proteggerne l'incolumità, ricorda bene quei momenti: l'ingresso in ateneo, la reazione dei collettivi, il lancio di oggetti e la successiva guerriglia in strada. Scene di ordinaria follia.

"Bersagliati dal Cua"

La vicenda è nota. Un manipolo di studenti, o presunti tali, la settimana scorsa occupa l'aula per protestare contro la decisione di installare dei tornelli all'ingresso. Evidentemente annoiati dagli studi, pensano di avviare una contestazione per riaffermare chissà quale libertà negata. Quando il Rettore, Francesco Ubertini, chiede al questore di liberare la facoltà dal Collettivo Universitario Autonomo (Cua), Paolo e gli altri eseguono gli ordini. "All'inizio - spiega l'agente - gli studenti normali sono usciti senza problemi. Poi però il Collettivo ha reagito con violenza, lanciandoci addosso di tutto. Ci hanno bersagliato". Altro che irruzione con "metodi aggressivi", come denunciato da Sinistra Italiana nell'interrogazione presentata al ministro Minniti.

In un secondo momento gli scontri si sono spostati nella piazza antistante la sede universitaria: "Sono entrati nel portone successivo, il 38, hanno portato fuori dei mobili per accatastarli sotto al portico. Poi hanno rovesciato le campane di raccolta del vetro per trovare bottiglie e batterie da scagliarci contro. A quel punto siamo stati costretti a spingerli indietro".

Nei giorni successivi il Cua si è dato appuntamento in biblioteca per riparare "i danni causati dall'irruzione della Polizia". Checché ne dicano i loro rappresentanti, però, i primi a ribaltare sede e tavoli non sono stati gli agenti. Ma loro. "Ci hanno scagliato contro qualsiasi cosa trovassero, pure i libri. Noi non siamo entrati per distruggere qualcosa o per provocare. Ho letto molte cose in questi giorni, tutte false".

La Bologna violenta

Il passato a Bologna conta molto. E non parliamo del famoso '77 del cui fantomatico ritorno tanto si discute oggi, ma dei numerosi episodi di violenza contro le forze dell'ordine realizzati periodicamente da anarchici, collettivi e centri sociali. "L'ordine pubblico a Bologna è difficile da gestire", spiega Paolo. "Piazza Verdi chiede sempre la massima attenzione, tra spacciatori, ubriachi e malviventi. Se una pattuglia interviene per sedare una rissa, c'è sempre il pericolo che venga accerchiata". Col rischio di lasciarci le penne: "Il timore è che qualcuno perda la testa e vada oltre il lancio di oggetti. È successo e può succedere. In quei momenti non pensi alla morte, ma lo sai bene che ogni bottiglia o bomba carta può diventare l'oggetto che ti uccide".

All Cops Are Bastard

Sui muri di via Zamboni non si contano i graffiti con insulti alla polizia. Il motto "All Cops Are Bastard" è il classico esempio di quanto siano odiate da quelle parti le forze dell'ordine. "Il loro primo nemico siamo noi", sorride amaro Paolo. Non bisogna stupirsi allora se le manifestazioni finiscono in rissa. I facinorosi "recidivi" sono ben noti agli investigatori, ma nessun giudice ha mai emesso un foglio di via contro chi negli anni ha collezionato più denunce che esami. Così ogni tornello, ogni visita di Salvini o di qualche altro politico diventa occasione buona per menar le mani. "Sempre la stessa storia: i manifestanti cercano di forzare il cordone a difesa del politico di turno, noi li blocchiamo e loro iniziano a lanciarci addosso di tutto. Vi assicuro che le pietre di porfido sono pericolose, così come le bombe carta che esplodono sotto i nostri piedi. Chi non l'ha mai provato non può capirlo: quando ci troviamo sotto una pioggia di oggetti, non bastano gli scudi. Siamo costretti a caricare. Non è vero che manganelliamo gli studenti, né che siamo noi i primi ad attaccare.

I collettivi fanno le vittime, ma sono dalla parte del torto".

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