A Brindisi scattano le manette in ambulanza

Nella città salentina quattro ordinanze di custodia cautelare ai danni del presidente e tre collaboratori del 118

A Brindisi scattano le manette in ambulanza

Dall’autoambulanza agli arresti domiciliari. Così sono finiti il presidente e tre collaboratori del 118 di Brindisi. Si tratta di Raffaele e Dario Turchiarulo, zio e nipote di 58 e 25 anni, Giordano Guber, di 47 e Antonietta Zizzi, di 51 anni, di Fasano (Brindisi) L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dalla guardia di finanza. I tre sono accusati di peculato, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata perché commessa ai danni di un ente pubblico e tentata somministrazione di medicinali guasti e o imperfetti. L’inchiesta, durata due anni, è partita dalla denuncia di due soccorritori del 118 che operavano tra Brindisi e Fasano (in provincia). Dalle ricerche degli inquirenti è emerso che i quattro sono collegati a due società.
Rispettivamente una cooperativa e un’associazione no profit. La prima svolgeva anche servizio privato per la Centrale Enel (Enipower) e per la struttura riabilitativa San Raffaele di Ceglie Messapica (Brindisi); la seconda invece operava per il 118 della Asl.
In entrambe le società (la Getras e la Avf), secondo le indagini, non ci sarebbero stati i dovuti controlli sui medicinali e sui presidi medici ospedalieri utilizzati per l'esecuzione del servizio del primo soccorso in strutture private.
Cosa ancora più grave emersa, che alcuni farmaci e presidi utilizzati dal settore privato sarebbero stati sottratti dalle ambulanze del 118. Inoltre, i rimborsi spese corrisposti dalla Asl per i volontari del servizio pubblico, sarebbero stati usati per pagare i dipendenti della cooperativa.

Le ambulanze sostitutive che la onlus avrebbe dovuto tenere a disposizione del servizio di urgenza ed emergenza, erano invece usate per fini di lucro: in una circostanza è stato accertato un trasporto a pagamento di un paziente nel nord Italia. Infine, tra i farmaci utilizzati ne sono stati ritrovati alcuni scaduti. Un altro episodio da aggiungere alla black list dei casi di gestione poco chiara della sanità al Sud.

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