Scena del crimine

"La vigilessa uccisa? Non escludo una quarta persona..."

La criminologa analizza a ilGiornale.it il caso di Laura Ziliani: ecco cosa non torna nel racconto dei tre indagati

Bruzzone: "La vigilessa uccisa? Non escludo una quarta persona..."

“Non c’è dubbio che siamo di fronte a un delitto premeditato, ma non credo che abbiano potuto far tutto solo in tre”. Per Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, il quadro dell’omicidio di Laura Ziliani, vedova ed ex vigilessa impiegata comunale a Roncadelle, nel bresciano, è da comporre ulteriormente e la verità definitiva deve ancora emergere. Da venerdì in carcere su ordinanza cautelare del gip Alessandra Sabatucci ci sono due delle tre figlie di Laura, Paola e Silvia Zani, 19 e 27 anni, rispettivamente studentessa di Economia e impiegata in una Rsa, e il fidanzato coetaneo della maggiore, Mirto Milani, sopranista iscritto al Conservatorio di Milano. Secondo Bruzzone però, intervistata da ilGiornale.it, i tre complici si potrebbero essere avvalsi di una quarta figura.

Dai primi test tossicologici è emerso che per uccidere la donna probabilmente sia stato sufficiente tapparle le narici essendo state trovate tracce di bromazepam nel suo corpo, composto idoneo a comprometterne la sua capacità di difesa, ma è anche vero che l’azione criminale non è ancora del tutto chiara. Che idea si è fatta Bruzzone?
“L’ipotesi più verosimile è proprio quella finora ipotizzata dagli inquirenti anche perché il dosaggio usato non è compatibile con il decesso della donna, ma è certamente compatibile con la possibilità di mettere la Ziliani in una condizione di difesa limitata. Assumendo quel tipo di sostanza si ha già un abbassamento del ritmo respiratorio e basta un cuscino sul volto per uccidere una persona. L’azione del sedativo ha impedito tutta una serie di manifestazioni tipiche dell’asfissia meccanica. Quanto è emerso è un primo importante punto per la ricerca della verità”.

Sta dicendo che rimangono ancora dei punti da chiarire? Quali?
“Secondo me è da approfondire e capire chi abbia gestito il corpo quando era introvabile e chi l’abbia spostato fino al luogo del ritrovamento. I tre erano seguiti e pedinati in maniera capillare e spostare un cadavere non è mai un’operazione banale. La mia ipotesi è che ci possa essere una quarta persona coinvolta, magari proprio in questa fase”.

Il delitto sarebbe stato premeditato al fine di appropriarsi del patrimonio familiare della donna. Un movente che ritorna negli omicidi in famiglia…
“Sulla premeditazione non ci possono esser dubbi. Quanto al movente qui, secondo me, c’è un elemento in più rispetto agli altri omicidi di familiari. Abbiamo due sorelle che a mio modo di vedere non brillano per una personalità molto solida e un soggetto terzo che riterrei il possibile regista di questa vicenda, Mirto. Lui si inserisce in questo quadro come un elemento fondamentale. Senza Mirto per me le due sorelle non sarebbero mai arrivate a progettare un omicidio del genere. Penso che avesse puntato i beni della famiglia e che la relazione con la più grande, e forse dopo anche con la più piccola perché non trovo improbabile la sua relazione clandestina con lei, fosse in realtà un modo per garantirsi l’accesso a quel patrimonio. Non credo che il ragazzo fosse realmente interessato alle due sorelle. Lui evidentemente è riuscito in qualche modo a portarle a ritenere che la presenza in vita della madre fosse un ostacolo per tutta una serie di loro desideri, magari anche abbastanza banali. L’elemento determinante in questa combinazione sinergica di malvagità e anche di scarsa capacità criminale lo rintraccerei in lui, è lui che ha probabilmente un’idea molto precisa di tutte le varie fasi e che si mette a organizzare il piano e gran parte del depistaggio”.

Se fosse stato lui a organizzare tutto, quali differenti imputazioni ipotizza per i tre?
“Risponderanno tutti e tre del medesimo capo di imputazione che è l’ergastolo senza se e senza ma, anzi le ragazze potrebbero vedersi applicare ulteriori aggravanti avendo ucciso la loro madre. E poi c’è da capire il ruolo di un’altra madre, quella di Mirto…”

La madre di Mirto era entrata anche lei in quella casa a quanto pare…
“Mirna è un soggetto che mi incuriosisce molto. Va lì teoricamente per aiutare il figlio, si piazza in casa della Ziliani e gestisce gli affitti della stessa mettendosi a fare recupero crediti e non credo ne avesse le facoltà. È una figura che secondo me andrebbe approfondita”.

I delitti familiari al fine di appropriarsi dei patrimoni familiari non sono una novità. Questo delitto quale caso le ricorda e con quali differenze?
“Mi ricorda l’omicidio di Pietro Maso che era interessato all’eredità di famiglia appunto ed era lui che organizzò il piano criminale con la collaborazione dei suoi amici uccidendo i suoi genitori. Nel caso Ziliani l’elemento che differisce è che l’agente principale è esterno al nucleo familiare seppure mosso dallo stesso desiderio di entrare in possesso di un patrimonio”.

Qual è il profilo delle personalità dei soggetti che arrivano a compiere omicidi in famiglia?

“Normalmente abbiamo a che fare con soggetti con tratti narcisistici molto evidenti, con personalità immature, completamente focalizzati sui propri bisogni e soprattutto sulla facilità di ottenere l’appagamento dei propri desideri attraverso una componente di tipo patrimoniale”.

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