È caccia aperta alla donna che si ribellò ai rom

È caccia aperta a Maria Assunta Devoti, la sessantacinquenne che ha osato intralciare una baby gang rom intenta a derubare i passeggeri della linea A. La donna, massacrata da una rom rimasta impunita, è stata informata di esser nel mirino di un gruppo di nomadi adulte che la starebbero cercando per vendicarsi

È caccia aperta alla donna che si ribellò ai rom

Si era ribellata allo strapotere delle rom che razziano indisturbate turisti e residenti sui vagoni della metropolitana di Roma. Così, adesso, la deve pagare. È caccia aperta a Maria Assunta Devoti, la sessantatreenne che ha osato intralciare una baby gang di nomadi intenta a derubare i passeggeri della linea A e, per questo, è stata sfigurata a colpi di cellulare e calci in faccia.

A nemmeno un mese di distanza dall’aggressione arriva l’epilogo assurdo. Mentre la piccola carnefice è a piede libero, la sua vittima rischierebbe tutti i giorni il linciaggio.

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Ce lo racconta lei, per telefono, con la voce rotta dalla disperazione e dalla paura. “Martedì 1 agosto ero a Termini, nel corridoio di transito che collega la metro B alla A”. Quella strada Maria Assunta la conosce bene. È sempre la stessa, da oltre vent’anni la percorre per lasciarsi alle spalle la periferia est e raggiungere un palazzone del centro storico dove lavora come addetta alle pulizie. In quello snodo cruciale dove s’intersecano le due linee metropolitane “c’è sempre la vigilanza che, dopo tanti anni e le ultime disavventure, mi conosce e riconosce”. Di solito Maria Assunta si sente dire “ciao, come va?” ma quel pomeriggio di un paio di settimane fa le viene fatta una rivelazione tremenda.

“Uno dei due agenti privati mi fa cenno di avvicinarmi, dice che mi deve informare di una questione delicata”. Maria Assunta lo asseconda e si lascia sussurrare qualcosa di terribile all’orecchio: “Devi stare attenta. C’è un gruppo di quattro rom che ti sta cercando per fartela pagare”. Sembra che l’addetto alla security abbia captato la conversazione mentre presidiava l’interscambio ma, per ragioni di sicurezza, la donna non può trasmetterci ulteriori informazioni. Raggelata da quella rivelazione, alla donna non è restato che allertare subito il 112.

“Il call center mi ha detto di rivolgermi alla Questura centrale che, a sua volta, mi ha invitata a recarmi immediatamente al commissariato più vicino in quel momento”. La sessantatreenne finisce quindi a San Basilio, dove sporge l’ennesima denuncia e la sua segnalazione viene presa molto sul serio. Così, in attesa degli sviluppi delle indagini, nel corso delle quali verrà sentito anche il vigilantes che l’ha avvisata del pericolo, gli agenti l’hanno invitata a seguire alcune accortezze quando si sposta con i mezzi pubblici. “Mi hanno consigliato di attrezzarmi con dello spray al peperoncino per difesa personale, ma anche di attendere la metro schiacciata contro il muro tenendomi lontana dai binari perché le rom mi potrebbero buttare sotto al treno per vendetta”.

La donna, sinora, si è scrupolosamente attenuta alle indicazioni ricevute dalle forze dell’ordine anche se si sono rivelate tutt’altro che risolutive. Anzi. Qualche giorno fa, sempre alla fermata Barberini, si è ritrovata davanti la stessa baby borseggiatrice che l’aveva malmenata ad inizio luglio e che, come ha già raccontato Il Giornale.it, in pochi minuti si era dileguata dalla struttura di accoglienza a cui era stata affidata dopo il pestaggio.

Presa dal panico, la signora Devoti le ha quindi rivolto contro lo spray ma, a causa di un’esalazione di aria calda arrivata dai binari, la sostanza urticante è finita negli occhi della donna e non in quelli della borseggiatrice. Insomma, il trasporto pubblico della Capitale si conferma un Far West dove nessuno è al sicuro, soprattutto questa donna.

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