Killer di Budrio, dopo un mese è ancora caccia a Igor

Continuano le ricerche in casolari e cascine abbandonate di Igor Vaclavic, il killer di Budrio tra segnalazioni e avvistamenti dopo un mese dagli omicidi

Killer di Budrio, dopo un mese è ancora caccia a Igor

È iniziato il secondo mese di caccia a Igor Vaclavic, il killer autore dell'omicidio del barista di Budrio Davide Fabbri la sera dello scorso 1 aprile e della guardia giurata Valerio Verri a Portomaggiore la settimana dopo. L'uomo sarebbe anche sospettato dell'omicidio di un metronotte avvenuto il 30 dicembre 2015 in provincia di Ravenna.

Le ricerche continuano in modo incessante: sono almeno 1.200 le unità attualmente impegnate che passano al setaccio un'area di 40 chilometri quadrati con blitz mirati in casolari e cascine abbandoante. A cercare Igor ci sono anche i cani molecolari che hanno fiutato le tracce dell'uomo che sarebbe quindi ancora in zona.

Nella notte tra giovedì e venerdì un raggio a infrarossi del fucile di uno dei cacciatori avrebbe localizzato il killer ma l'episodio è durato solo un secondo: poi il ricercato è tornato a essere un fantasma.

Inoltre ci sono le segnalazioni. Sabato scorso un uomo ha riferito ai carabinieri di aver visto Igor di fronte casa sua, tra San Giorgio e Bando, in provincia di Ferrara. Anche un pakistano ha detto di aver incontrato per strada Igor tra Marmorta e Consandolo, trasandato e sporco di sangue. L'uomo segnalatoi avrebbe la barba incolta, i capelli più lunghi rispetto alle foto segnaletiche, una maglia nera e i pantaloni militari.

Intanto i figli della guardia giurata Valerio Verri, si sono rivolti all'avvocato di Ferrara, Fabio Anselmo, per avere giustizia. "Siamo sempre più convinti che nostro padre e Marco Ravaglia (il collega di Verri sopravvissuto all'aggressione di Igor ma in ospedale) non avrebbero mai dovuto trovarsi in quei luoghi quel giorno. Se l'allarme è stato dato tempestivamente perché il servizio che svolgevano Marco e papà è stato interrotto solo dopo che sono stati attaccati dal killer?" si chiedono.

"Se sul telefonino delle guardie provinciali, nella chat comune, era stato dato l'allerta a tutti - proseguono -, occorreva aspettare che ci scappasse un altro morto per intervenire? Quel lavoro non era più sicuro, anzi era diventato pericolosissimo".

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