Evidentemente la Costituzione e le leggi sono elastiche, se il Consiglio di Stato può evitare di esserne garante e rovesciarne il senso. La legittimazione della scelta dell'ex ministro Franceschini di nominare nei musei direttori stranieri, a danno degli spesso più meritevoli italiani (i cui titoli sono stati umiliati), apre la strada a una vera e propria rivoluzione istituzionale. Nessuno potrà impedire al ministro degli Esteri di nominare ambasciatori stranieri, al ministro della Difesa di nominare generali stranieri, al ministro della Giustizia e al Csm di ammettere ai concorsi per la magistratura cittadini stranieri.
L'amministrazione pubblica italiana deve ispirarsi al calcio-mercato, in nome di una competizione nella quale non c'è nessuna tutela degli studi, dell'impegno, delle carriere e del merito degli italiani. Intanto le grandi nazioni, che identificano nella cultura nazionale valori universali, continuano con criteri provinciali ad avere al Louvre un direttore generale francese, a New York e a Washington direttori americani, a Berlino e a Monaco direttori tedeschi, a Londra direttori inglesi (anche se, non inganni, di nome italiano), al Prado direttori spagnoli.
Ma noi abbiamo un Consiglio di Stato che ci indica agonistiche strade nuove. Mentre dall'aldilà Franceschini esulta. Inutile la lezione di Ovidio, ripresa da Petrarca e da Foscolo: «Video meliora proboque, deteriora sequor». Ovvero: «Conosco il meglio ed al peggior m'appiglio».
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