Dalla Campania giunge l'ultimo imbarazzante caso di prete omosessuale. Si tratta, come riporta Il Fatto quotidiano, di don Paolo della Diocesi lucana di Tursi-Lagonegro e dipendente del Tribunale ecclesiastico di Salerno. Il prelato è stato beccato senza abito talare, in maglietta attillata, in un locale di Napoli prima di Natale al "Same the party", festino gay friendly. "Non importa chi sei o cosa indossi, non importa chi ami o da dove vieni, l'unica cosa importante è quanto ami la musica", era il motto della serata.
Riceviamo e pubblichiamo
Egr. Direttore,
scrivo in nome e per conto del Sac. Don Paolo Torino, mio assistito, per ottenere dal Vostro giornale la rettifica dell'articolo pubblicato sulla Vostra testata on-line nella data di ieri, 29 gennaio u.s., e contenete la notizia di un sacerdote appartenente alla Diocesi lucana di Tursi - Lagonegro, che indicate con il nome Don Paolo, sorpreso e fotografato "senza abito talare, in maglietta attillata, in un locale di Napoli prima di Natale al Same the party, festino gay friendly".
In realtà, quello che Voi indicate come il reale nome del sacerdote coinvolto nella vicenda riportata nell'articolo, è un nome fittizio, utilizzato come pseudonimo da "Il fatto quotidiano", che ha condotto la relativa inchiesta ed ha pubblicato per primo la notizia.
Com'è facilmente intuibile, trattandosi di una Diocesi di modeste dimensioni, nella quale, peraltro, è presente un solo giovane sacerdote che porti questo nome, il mio assistito appunto, l'indicazione anche del solo nome, senza alcuna specificazione che si tratti di un nome di mera fantasia, è dato sufficiente per risalire all'identità di un soggetto, invece, completamente estraneo alla vicenda.
Vi lascio immaginare la portata devastante del Vostro articolo, in una comunità diocesana piccola come la nostra, ed il suo impatto gravemente diffamatorio sulla reputazione del mio assistito, il quale, alla luce dei fatti che precedono, è assolutamente estraneo alla vicenda da Voi raccontata.
Ribadisco, quindi, la necessità che Voi facciate le opportune rettifiche, specificando la natura fittizia del nome da Voi erroneamente indicato come reale nella versione originale del Vostro articolo.
Conto sul fatto che Voi provvederete immediatamente alla rettifica richiesta, anche al fine di
arrestare il perdurare ed il diffondersi delle conseguenze lesive sulla onorabilità del mio assistito, delle quali, ovviamente, non potete non ritenerVi responsabili.Distinti saluti,
Avv. Mario Antonio Caputo
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