Cancellato l'Alto Adige: così a Bolzano perde la storia

Cancellato l'Alto Adige: così a Bolzano perde la storia

Alto Adige o Provincia di Bolzano? Sembrerebbe una questione di lana caprina, se non si sapesse che geografia e storia sono strettamente intrecciate e interdipendenti, anzi che spesso la geografia è madre della storia. Facciamo l'esempio più macroscopico, a costo di urtare i sostenitori della superiorità della razza bianca: uno dei motivi per cui l'Eurasia ha progredito più dell'Africa (da dove peraltro proviene il sapiens, noi) è che l'Eurasia si sviluppa da ovest a est, più o meno con gli stessi climi e senza grandi barriere naturali, facilitando così la migrazione di uomini, animali, vegetali. Al contrario, già decine di migliaia di anni fa lo sviluppo dell'Africa è stato rallentato dalle differenze climatiche (ci passa l'equatore) e dagli ostacoli naturali, Sahara e giungle.

L'ho presa da lontano, è vero, e la vicenda dell'Alto Adige/Sudtirolo/Provincia di Bolzano non ha origini (né avrà esiti) così drammatici, anche perché le cause non sono naturali, bensì politiche, cioè assoggettate alla mutevole volontà degli uomini.

Appartenente all'antica Roma per circa 500 anni, l'Alto Adige venne occupato dai barbari germanici e infine dai loro nobili discendenti austroungarici per altri 1.500. Ma la regione geograficamente fa parte dell'Italia e dei suoi confini naturali, per cui la Quarta guerra d'indipendenza (altrimenti detta prima guerra mondiale) venne combattuta anche per riprendersela, oltre a Trento e Trieste, al prezzo di 600mila morti.

Il fascismo si adoperò per sradicare la cultura tedesca e per italianizzare tutto quanto, ma non durò abbastanza per riuscirci. Così nel secondo dopoguerra - nonostante la forte autonomia ottenuta, il bilinguismo ecc. - presero forza i movimenti separatisti, indipendentisti, e filoaustriaci, con tanto di attentati terroristici.

La decisione presa venerdì scorso dal Consiglio provinciale di Bolzano è un modesto strascico burocratico-politico di quelle vicende. Per volontà di partiti dal nome tedesco, la dizione bilingue Alto Adige/Südtirol è stata cambiata in Provincia di Bolzano/Südtirol, cioè mutando il nome italiano ma non quello tedesco. Anche gli altoatesini non potranno più chiamarsi così, saranno semplicemente bolzanini, mentre in tedesco continueranno a chiamarsi come prima.

È ovvio che il partito più legato all'amor di patria, Fratelli d'Italia, si sia risentito e opposto. Si capisce meno che i rappresentanti locali di Pd, Lega e verdi si siano pilatescamente astenuti, però è probabile che la vicenda non sia chiusa, vedremo come si comporteranno le direzioni nazionali dei vari partiti.

Di certo è un peccato che non abbia prevalso lo spirito pacificatore, realizzato pochi anni fa con una splendida operazione culturale sul Monumento alla Vittoria di Bolzano. Eretto nel 1926-28 da Marcello Piacentini, per volontà del regime fascista, fin da subito urtò la sensibilità della popolazione germanofona, e fino a questo millennio era abbandonato e impraticabile, un motivo di divisione. Anche lì, nel 2001, per volontà politica ci fu un cambiamento di nome, da piazza della Vittoria a piazza della Pace, che dopo un referendum popolare tornò piazza della Vittoria.

Nel 2014 con un progetto guidato dall'architetto Ugo Soragni, il monumento venne restaurato, e al suo interno fu creato il percorso-mostra Bz '18-45: un monumento, una città, due dittature, prezioso per capire la storia della regione e le ragioni della divisione. Nel 2016 la giuria internazionale dell'European museum award of the year decise di assegnare al percorso espositivo una special commendation per avere «reintegrato un monumento controverso, che a lungo ha generato battaglie politiche, culturali e di identità regionale; il progetto rappresenta un'iniziativa altamente coraggiosa e professionale per promuovere valori umanitari, di tolleranza e democratici».

All'inaugurazione era presente il ministro

Franceschini, che giustamente indica la necessità di lavorare per una cultura europea condivisa, senza la quale non si potrà mai arrivare a una vera identità europea. È evidente che ne siamo ancora molto lontani.

@GBGuerri

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