"La clientela è cambiata. Prima che arrivasse la mia generazione, il problema erano gli scippatori. Poi è venuta l'immigrazione dall'Albania, poi quella dal Nord Africa. In generale, c'è una strafottenza alimentata da un senso di impunità. Da giovane, la mia divisa incuteva un certo rispetto. La frase "Occhio, che chiamo la polizia funzionava. Adesso non più. Ti ridono dietro". È questa l'amara verità raccontata, in una intervista al Quotidiano nazionale, da Carlo Di Napoli, il controllore 34enne di Trenord che l'11 giugno 2015 è stato aggredito da tre sudamericani a colpi di machete.
Di Napoli lancia l'allarme sulla sicurezza, un problema che riguarda anche gli italiani: "Per esempio i ragazzetti, che presi singolarmente non sono pericolosi ma in gruppo si fanno forti del numero. E allora ci sono gli insulti, le distruzioni dei materiali e anche le aggressioni. La differenza è che l'italiano sa che ha tutto da perdere da un intervento delle forze dell' ordine e di solito si ferma. Lo straniero no e te lo dice: Non mi possono fare niente".
E ancora: "L'unica cosa che mi auguro e che potrebbe limitare il male è rendere certe le pene, dare alle forze dell'ordine più potere e leggi a favore, non contro. È amaro vedere che hanno le mani legate. L'opinione pubblica è schierata contro. La domanda è quella solita: cosa fa la polizia? Fino a quando non si è colpiti di persona. Prima sono tutti pronti a criticare, a tirare fuori il cellulare per girare dei video, magari con le immagini di un agente in difficoltà.
Il web ne è pieno. Sono sempre stato dalla parte delle forze dell' ordine, non solo perché ho tanti amici, ma soprattutto perché credo in loro. Fa male vedere l'indifferenza dei passeggeri. Oppure quelli che guardano e sorridono".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.