Pasquale Palumbo, ritenuto colpevole di omicidio e, per questo, condannato prima all'ergastolo e poi a scontare 24 anni di carcere, è stato ritenuto innocente e liberato, dopo sei anni passati in cella. La prova della sua colpevolezza sarebbe stato un cellulare, agganciatosi alla cella vicina al luogo del ritrovamentro del corpo.
Nel 2003, in provincia di Pavia, un uomo di 51 anni, Gioacchino Lombardi, era stato picchiato selvaggiamente, incaprettato e infine messo in un'auto cui era stato dato fuoco. L'uomo era morto carbonizzato. Gli inquirenti avevano stabilito che l'omicidio fosse stato dettato da un movente passionale e, per questo, Palumbo era stato accusato, insieme ai suoi due fratelli e al figlio della vittima. I quattro uomini erano poi stati arrestati nel 2012.
Pasquale, che gestiva un bar a Savona insieme alla moglie e ai figli, era stato condannato all'ergastolo, ma la Corte di Cassazione aveva ordinato di ripetere il processo, cancellando la sentenza. Così il caso era tornato alla corte d'Appello, che aveva disposto una pena a 24 anni di carcere. Non era chiaro, però, quale fosse il coinvolgimento di Palumbo in tutta la vicenda, tanto che i giudici avevano ammesso l'incapacità a "riscontrare quale fu il suo ruolo se cioè colpì o meno con calci la vittima o in quale misura collaborò all’incaprettamento". Infatti, sul luogo del delitto, non erano state trovate tracce biologiche del presunto assasino e il movente passionale ipotizzato dalla polizia non era accettabile, dato che l'uomo non aveva mai conosciuto la vittima.
A incastrarlo, però, erano stati i tabulati telefonici, che collegavano l'uomo al posto dove era stata trovata l'auto carbonizzata, dato che il suo cellulare era stato agganciato dalla cella della zona. Peccato che il telefonino, pur intestato a Palumbo, era in realtà in possesso di uno degli altri fratelli.
Affiancato dall'avvocato Fabrizio Vincenzi, l'uomo ha fatto nuovamente ricorso alla Cassazione, che questa volta ha cancellato definitivamente la sentenza, come racconta La Stampa. Ora Pasquale è libero ed è tornato a casa, ma nel frattempo è rimasto per sei anni rinchiuso nel carcere di Opera.
"Un incubo durato 15 anni", tra accuse, processi e reclusione, che adesso finalmente è finito. E la sola necessità è quella di lasciarselo definitivamente alle spalle, per questo "non sappiamo ancora se chiederemo i danni oppure no".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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